La sentenza della Cassazione a Sezioni Unite stabilisce una volta per tutte che non sussiste un diritto soggettivo all’autorefezione individuale, ossia alla possibilità di portare il pranzo da casa da consumare nell’orario della mensa e nei locali scolastici. “Una decisione importante che riconosce ancora una volta il valore educativo, sociale e solidale della mensa scolastica nell’ambito di un progetto educativo comune. Una conquista irrinunciabile, soprattutto a favore delle fasce meno abbienti della popolazione, che però richiede un costante e attento intervento sia rispetto alla qualità dei cibi che in relazione alle tariffe, spesso troppo elevate e troppo eterogenee da territorio a territorio”, commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.
“Una sentenza illuminante anche perché, al di là dell’oggetto specifico della questione, ribadisce e chiarifica i contenuti dell’autonomia organizzativa delle scuole in termini di indirizzi educativi, programmi e metodi, che non necessariamente debbono essere subordinate alle richieste delle singole famiglie”.
Distinguendo però il diritto soggettivo dal diritto procedimentale, che viene esplicitamente affermato, la Cassazione lascia la possibilità alle famiglie, anche ricorrendo alla giustizia amministrativa, di influire sulle modalità di gestione del servizio mensa, che comunque sono rimesse all’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche, tenuto conto delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.
“Il nostro auspicio, soprattutto nei casi in cui negli scorsi anni è stato garantito il pasto da casa, è che - conclude Bizzarri - si individuino delle modalità che consentano un bilanciamento tra i diversi interessi in atto evitando il più possibile l’emergere di situazioni conflittuali fra famiglie. istituzioni scolastiche ed enti locali”.