Cittadinanzattiva su decreto per la semplificazione delle procedure di invalidità civile e handicap: troppo vago, Indicheremo noi l’elenco preciso delle patologie
Roma, 7 agosto 2007
“Un decreto atteso da oltre un anno, ma che non definisce in modo chiaro quali categorie di malati cronici e disabili avranno diritto ad una vita più semplice. Per questo faremo un’interpretazione estensiva della legge e trasmetteremo alle regioni l’elenco delle patologie interessate per evitare che ci siano disparità di trattamento a livello territoriale”. Questo il commento di Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, al decreto, approvato nei giorni scorsi dal ministro della Salute Turco e dal ministro dell’Economia Padoa Schioppa, che individua l’elenco delle patologie escluse dalle visite di controllo per la verifica della permanenza dello stato di invalidità, in attuazione dell’art. 6 della legge 80/2006. “Abbiamo atteso oltre un anno perché si desse attuazione ad una legge per la cui approvazione ci siamo fortemente battuti insieme alla Fish, ad 80 organizzazioni di malati cronici e a numerosi cittadini che, come noi, speravano nella semplificazione delle procedure di invalidità civile ed handicap. Ma il rischio ora è che numerosi malati, come gli affetti da demenze gravi o da alcune patologie rare, restino fuori dalla normativa: le 12 voci individuate dai due ministeri, infatti, sono piuttosto vaghe e lasciano ampie maglie all’interpretazione. L’esperienza ci insegna che spesso a farne le spese sono i cittadini, vittime di interpretazioni restrittive. La preoccupazione, in particolare, è che ciò potrà generare, ancora una volta, disparità di trattamento per i cittadini, non solo tra le regioni ma anche tra le diverse Asl. Saranno infatti le singole commissioni a dover interpretare la documentazione clinica del cittadino e non sarà raro il ricorso alle vie legali per far valere i propri diritti, con aggravi economici per i cittadini e le pubbliche amministrazioni. Per questo, conclude Petrangolini, preferiamo indicare in maniera chiara le patologie, come fatto dalla regione Umbria, prima ad attuare l’art.6 comma 3 della legge 80/2006, al fine di tutelare meglio i cittadini”.