Presentata la Prima Raccomandazione civica sul dolore cronico non oncologico: occorre una Rete strutturata e nuovi livelli essenziali di assistenza.
Comunicato stampa Roma, 1 ottobre 2008
Revisionare i livelli essenziali di assistenza garantendo gratuità ed accessibilità per la diagnosi e la terapia per il controllo del dolore cronico non oncologico; identificare la rete nazionale della medicina del dolore, inserire a livello obbligatorio un esame di medicina del dolore nei corsi di laurea per medici ed infermieri. Ma prima di tutto fare chiarezza a tutti i livelli perché il dolore cronico non oncologico, causato da diversi tipi di lesioni, traumi e malattie, tra cui l’artrite, e tutte le forme di danneggiamento del sistema nervoso, richiede un approccio sanitario riabilitativo verso il paziente che, grazie ai presidi attualmente disponibili ma non sempre accessibili, può ritornare ad una vita piena e attiva tenendo sotto controllo il proprio dolore.
Sono queste alcune delle sollecitazioni ad Istituzioni ed operatori sanitari inserite nella Prima Raccomandazione civica sul dolore cronico non oncologico presentata oggi a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato e realizzata in collaborazione con FEDERDOLORE, FIMMG, SIAARTI e SIMG e con il sostegno di Medtronic. Il testo integrale della Raccomandazione è online sul sito di Cittadinanzattiva www.cittadinanzattiva.it.
Alcuni dati sul dolore cronico
Il dolore cronico è per definizione un dolore che perdura oltre i 3-6 mesi e diventa una malattia nella malattia. Il 19% delle popolazione europea soffre di dolore cronico e, di questa, il 6% lamenta un dolore severo: è quanto emerge da uno dei principali studi europei sul tema, realizzato nel 2005 (“Pain in Europe 2005, www.paineurope.com), mediante sondaggi telefonici su un campione di 46mila cittadini di 16 paesi europei. Nell’ambito di questa indagine l’Italia, con una percentuale del 26%, si è collocata al terzo posto in Europa per numero di pazienti affetti da dolore cronico, preceduta solo da Norvegia (30%) e Polonia (27%).
Il dolore cronico può essere benigno - causato cioè da diversi tipi di lesioni o traumi e malattie, o maligno, se oncologico. Ma se il dolore cronico benigno può essere curato in ambito riabilitativo, in modo da restituire definitivamente ai pazienti una qualità di vita altrimenti compromessa, il dolore maligno può solo essere affrontato con le cure palliative in fase terminale. In ogni caso esso è la prima causa di assenteismo sul lavoro, ma anche la prima causa di inabilità, con costi sociali altissimi che, nella gran parte, ricadono direttamente sulle famiglie.
Le problematiche maggiormente segnalate ai cittadini che si rivolgono a Cittadinanzattiva e alle associazioni dei malati cronici sono: scarsa informazione e accesso alla terapia del dolore cronico, carenza di Centri di terapia del dolore dedicati alla gestione del dolore cronico, scarsa formazione ed informazione del paziente nella gestione dello stesso, e, non per ultimo, frammentazione dei percorsi assistenziali. L’obiettivo della Raccomandazione è far sì che l’Italia faccia passi avanti nella lotta al dolore cronico e superi le principali criticità in particolare in relazione a: assetto.organizzativo strutturale dei servizi dedicati alla medicina del dolore; percorso formativo degli operatori sanitari; standard adeguati di informazione e comunicazione per i cittadini.
Cosa occorre
Gli esperti e i rappresentanti di cittadini e pazienti che hanno partecipato al tavolo di lavoro per la stesura della Raccomandazione hanno individuato le possibili risposte e soluzioni alle criticità sopra esposte.
Innanzitutto un modello organizzato di Rete di Medicina del dolore cronico non oncologico con le seguenti caratteristiche: distinta dal percorso delle cure palliative del dolore da cancro; strutturata su base nazionale, regionale e locale; capace di garantire continuità assistenziale; organizzata su 3 livelli di cura integrati (Territorio, Ospedale, Centri di Terapia del dolore), con competenze e specifici ruoli dei diversi operatori sanitari.
Al Ministero del Welfare si chiede di revisionare i livelli essenziali di assistenza impegnandosi a: definire i LEA per i malati che necessitano di Terapia del dolore in tutti i livelli di cura; garantire la gratuità e l’accessibilità a tutte le attività diagnostiche e terapeutiche per il controllo del dolore; garantire omogeneità di prestazioni su tutto il territorio nazionale superando le difformità regionali; uniformare e coordinare le strategie di intervento sul dolore in materia di percorsi, trattamenti e prescrizioni su tutto il territorio nazionale; individuare codici specifici per la Terapia del dolore, riconoscendo agli stessi adeguata copertura tariffaria.