Bulli sì, ma a caccia di regole. Cittadinanzattiva presenta la prima Indagine sui comportamenti violenti a scuola. Una Giornata dell'accoglienza per conoscere Regolamenti e Statuto degli studenti
Studenti Bulli? Non proprio, o meglio non solo. Metà degli allievi ha assistito ad episodi di violenza, un terzo li ha subiti di prima persona. Non sempre si tratta di bullismo, ma, ed è peggio, i casi di ordinaria violenza non mancano. Eppure la maggioranza dei ragazzi vive bene nella propria scuola e vorrebbe regole chiare, condivise e rispettate: fra le immagini utilizzate spontaneamente per definire la scuola, c'è quella suggestiva di "un aeroporto con una torre di controllo poco efficiente e un pò di erbacce" (Liceo Plinio Seniore di Roma). Un'immagine che dice tutto, la scuola è un bel posto ma ci vorrebbero più controlli e maggior cura.
A raccontarlo è la prima indagine sui comportamenti violenti a scuola promossa da Cittadinanzattiva e condotta attraverso questionari rivolti a studenti ed insegnanti. A rispondere, tra dicembre 2007 e aprile 2008, sono stati 5418 studenti e 592 docenti di scuole medie e superiori, provenienti nel 58% dei casi dal Sud e dalle Isole.
L'indagine, nata nell'ambito della campagna Impararesicuri promossa da Cittadinanzattiva per il sesto anno consecutivo, dà uno spaccato significativo su come ragazzi ed insegnanti vivono e vedono la scuola. In particolare, si fa luce su: l'immagine della scuola, le regole del vivere comune all'interno del contesto scolastico, la diffusione e la percezione della violenza, la connessione tra violenza e uso delle tecnologie (cellulare, internet), il ruolo degli adulti, le soluzioni al problema.
"Il quadro che emerge dall'indagine non è incoraggiante", dichiara Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva. "Sono tanti gli episodi di violenza diffusa e sotterranea segnalati dagli studenti e colpisce anche l'uso e abuso delle tecnologie per diffonderli. Eppure i ragazzi hanno idee chiare su quello che si potrebbe fare per affrontare il fenomeno: :chiedono professori preparati e disposti al confronto e soprattutto chiedono di ripartire dal rispetto delle regole di vita comune e dalla legalità. Adesso sta a noi adulti prenderli sul serio".
Educare alla regole di vita comuni è, per quasi la metà degli studenti, un buon antidoto contro la violenza. Cittadinanzattiva chiede di istituire la Giornata dell'accoglienza: il primo giorno di scuola dedicato alla consegna a tutti gli studenti, da parte del Dirigente scolastico, del Regolamento d'istituto e dello Statuto degli studenti oltre che ad una loro adeguata illustrazione nelle classi da parte dei docenti".
Oltre la metà degli studenti, 51%, e il 36% degli insegnanti hanno assistito ad episodi di violenza a scuola. Ben il 37% degli studenti, più di 1 su tre, dichiara di aver subito in prima persona scherzi indesiderati o atti aggressivi da parte dei compagni, di averlo subito qualche volta il 21%, spesso il 3%. Gli episodi di violenza si concentrano soprattutto nelle aule (20%), nel cortile (17%) e all'esterno della scuola (16%).
Il tipo di violenza più diffusa è di tipo psicologico: dicerie, insulti, ridicolizzazione del compagno. Le principali vittime sono gli studenti maschi (29%), più piccoli di età (27%), a seguire gli stranieri (16%), e i disabili (7%). Fattore determinante il carattere: avere atteggiamenti provocatori (21%), essere eccessivamente timidi (18%), studiare molto (15%), mettersi in mostra (14%) sono le caratteristiche caratteriali che più di frequente scatenano la cattiveria.
Anche l'aspetto fisico ha la sua rilevanza, soprattutto la magrezza o il sovrappeso (23%), il cattivo odore o la sporcizia (19%).
Anche i docenti non sfuggono al bullismo: 1 su 10 ha dichiarato di essere stato vittima di atti aggressivi o scherzi indesiderati.
Secondo gli studenti le azioni più violente sono nell'ordine: utilizzare il videofonino per diffondere immagini degli studenti o insegnanti (27% e 31%); aggredire fisicamente i compagni (azione molto violenta per il 48% degli studenti); rubare le cose di un compagno e/o insegnante (solo il 26% la giudica molto violenta).
La diffusione dell'immagine allo scopo di mettere in ridicolo o diffamare è dunque considerata dagli studenti più violenta della violenza in sè. E sebbene l'88% dichiari di non aver mai diffuso foto o video dei compagni su internet, ben il 43% dichiara che nella propria scuola si utilizzano i videotelefonini per riprendere i compagni.
Rispetto alla cause che innescano i comportamenti violenti, i professori indicano il carattere aggressivo dei ragazzi come la causa prevalente (72%), ma il 71% ritiene anche che l'influenza dei media sia molto incisiva. Dato in parte confermato dai ragazzi che dicono di riprodurre o vivere a scuola scene viste in tv o in un videogame (38%).
Ben un quinto degli studenti e la metà degli insegnanti dichiara che viene fatto troppo poco per prevenire la violenza. Fra le possibili soluzioni i ragazzi chiedono maggiore educazione alla cittadinanza e alla legalità, maggiore dialogo, condivisione e ascolto fra studenti e docenti, più partecipazione alle decisioni che li riguardano. Anche per i docenti l'educazione alla legalità e alla convivenza, basata su regole condivise, è uno strumento efficace per prevenire i comportamenti violenti.
L'immagine della scuola in bianco e nero
L'immagine che gli studenti hanno della scuola sembrerebbe essere tendenzialmente e, forse inaspettatamente, positiva. Quasi 80 studenti su 100 la vivono in modo positivo e di questi ben 40 si sentono a proprio agio nel contesto scolastico. Tra le immagini positive della scuola proposte nel questionario sono state scelte dagli studenti le seguenti: una comunità, per il 48% degli studenti; un nido, per il 7%; un giardino, per il 6%. Tra le immagini negative emergono quelle legate al tema della scuola vissuta come un obbligo e della mancanza di libertà: una prigione per il 19%, una gabbia per il 10%.
Alla domanda "cosa è necessario per il buon funzionamento della tua scuola?", le risposte più votate sono: insegnanti disposti a discutere alla pari e che sappiano coinvolgere (16%); insegnanti preparati (13%), buon clima in classe (13%), eliminazione di ogni episodio di violenza e vandalismo nella scuola (11%). D'altra parte anche gli insegnanti non si esimono da questa responsabilità ed imputano agli stessi fattori il buon funzionamento della scuola.
Il prof. ideale
Cosa chiedono i ragazzi ai professori? Coerenza e rispetto delle regole, ascolto e apertura. E' una richiesta esplicita di adulti ligi alle regole. I professori presi a "modello" sono definiti: nel 23% dei casi professori che rispettano gli altri e si fanno rispettare, nel 14% dei casi persone che sanno ascoltare e aperte al dialogo. E a conferma di ciò il 48% degli studenti crede che il peggior difetto di un professor sia quello di dare il cattivo esempio, contravvenendo alle regole di vita comune e di rispetto dell'altro.
Regole per tutti e di tutti
Il quadro che emerge è quello di una generale ambiguità su conoscenza delle regole, il loro rispetto e la certezza della sanzione. 1 studente su 5 non conosce il regolamento della propria scuola e, nel caso delle scuole superiori, 1 studente su 3 non conosce lo Statuto degli studenti e delle studentesse.
Il 41% degli studenti afferma che pochi rispettano le regole a scuola e 1 ragazzo su 10 sostiene che nessuno le rispetta.
Quest'ultimo dato va correlato a quello che chi infrange il regolamento non viene quasi mai punito. Professori e studenti concordano su questo: lo conferma 1 su 4.
Cittadinanzattiva ha condotto una inchiesta telefonica (nella settimana tra il 20 e il 27 maggio) sugli Osservatori regionali istituiti dal Ministero dell'Istruzione(sono in totale 18, ad esclusione di Valle D'Aosta e Trentino Alto Adige) nell'ambito della Campagna nazionale "Smonta il bullo" allo scopo di verificarne l'effettivo funzionamento e i risultati fin qui raggiunti.
Si è riusciti ad ottenere un colloquio telefonico con 15 Osservatori: nel caso della Regione Puglia, Sardegna e Campania, nonostante i ripetuti tentativi, non è stato possibile contattare i referenti. Nel caso del Lazio le informazioni sono state fornite per email. In media sono 17 - 20 le telefonate ricevute durante il loro periodo di attività.
La sensazione generale che se ne ricava è che gli Osservatori siano stati avviati in maniera molto disomogenea sul territorio nazionale, e che, a differenza del numero verde nazionale siano poco conosciuti, come rivela l'esiguo numero delle richieste esterne. D'altra parte la difficoltà ad entrarvi in contatto complica ulteriormente le cose. Oltre a ciò, la difficoltà di entrare in contatto e, quindi, l'inaccessibilità per il cittadino o per l'operatore scolastico, complica ulteriormente la situazione. Solo i referenti di 5 Osservatori (Abruzzo, Basilicata, Calabria,Piemonte,Umbria) hanno risposto subito alle chiamate di questa inchiesta telefonica. Per tutti gli altri Osservatori sono state necessarie decine di tentativi di contatto per riuscire a parlare con il referente o con una persona informata. In alcuni casi questi tentativi non sono stati sufficienti (Sardegna, Puglia, Campania).