Cittadinanzattiva su intercettazioni: i cittadini spettatori di una riforma fatta solo per rispondere ad un conflitto tra poteri dello Stato. La Camera respinga il provvedimento, vogliamo essere informati.
“Il provvedimento sulle intercettazioni è un classico esempio della ‘doppia agenda’ che oppone la politica ai cittadini”, a sostenerlo Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. “E' presente nell’agenda della politica perché interessa un conflitto di poteri tra il ceto politico, i giornalisti e la magistratura. In questo conflitto i cittadini sono soltanto degli spettatori, che non corrono alcun rischio reale di violazione delle loro privacy come pure nel dibattito si vorrebbe far credere e che non hanno alcun interesse a partecipare al regolamento dei conti in corso tra i poteri in campo”.
“Il provvedimento si basa su tre argomentazioni false”, ha continuato Petrangolini. “Anzitutto, è falso che il problema riguardi la generalità delle persone. I casi di cui si parla sono infatti limitatissimi, e toccano soltanto esponenti delle classi dirigenti: il provvedimento è immaginato in sostanza per tutelare una cerchia assai ristretta di soggetti. Inoltre, non è vero che non esistano norme che tutelano la privacy. Se abusi e violazioni di legge ci sono stati, vanno perseguiti e puniti applicando il diritto già esistente. Se lo Stato non è in grado di assicurare la certezza delle regole non sarà una nuova legge a cambiare la situazione. Infine, non è vero che le intercettazioni costino troppo. Anzi, rispetto alle risorse impiegate, le intercettazioni sono altamente ‘remunerative’ perché permettono il recupero di un’elevata quantità di beni e risorse in precedenza sottratte alla collettività”.
“Cittadinanzattiva invita la Camera dei Deputati a respingere il provvedimento per tre motivi”, ha quindi concluso Petrangolini. “In primis perché senza uno strumento così efficace si mette deliberatamente in ginocchio il servizio giustizia, che è già attualmente uno dei più inefficienti nel nostro paese. Poi perché limitando le intercettazioni si mette a rischio la tutela della legalità in un paese con i più alti indici di corruzione e di criminalità organizzata, questi sì fenomeni che hanno un impatto gravissimo sulla vita quotidiana di milioni di cittadini italiani. Da ultimo, non certo per importanza, perché la stretta sulle intercettazioni, in un colpo solo, comprime, da un lato, il principio di trasparenza per il quale chi esercita poteri pubblici deve rendere conto delle proprie azioni e, dall’altro, il diritto di accesso alle informazioni che permette ai cittadini di sapere e che deve essere esercitato liberamente”.