“E’ necessario che la fecondazione assistita entri nei LEA. Basta con il caos nell’accesso e nei costi. Si chiede correttezza e trasparenza tra le Regioni e soprattutto a Regioni come la Lombardia che da sempre fa pagare un costo doppio alle altre Regioni”. Questo il commento di Mariapaola Costantini, referente per le politiche della procreazione di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, e legale che ha rappresentato in giudizio le diverse coppie vittoriose di fronte alla Consulta.
“Sui costi della fecondazione eterologa, la decisione della Conferenza delle Regioni ci trova soddisfatti ma è necessario ricordare che le prestazioni di fecondazioni in vitro (cd fecondazione omologa) non sono mai state inserite nei LEA nazionali e solo alcune regioni le hanno previste nel proprio sistema regionale. Molte regioni come la Lombardia erogano le prestazioni, ma in assenza di qualsiasi delibera e con un costo doppio rispetto a quello di Toscana, Veneto e Piemonte, utilizzando codici impropri che non consentono di verificare il numero di prestazioni erogate. La situazione è grave proprio per la migrazione delle coppie. La regione Lombardia - che oggi impedisce alle coppie meno abbienti di accedere alla eterologa - ha finora adottato un sistema che, oltre a non essere supportato da delibere specifiche, costringere le altre Regioni a pagare una tariffa doppia quando accoglie le coppie fuori regione. E’ per questo che chiediamo anche che sia adottato un DRG omogeneo per tutto il territorio, proprio nell’interesse dei cittadini, e che questo sia ispirato alle migliori esperienze in tema regionali”.
“Non vorremmo che l’urgenza di disciplinare la fecondazione eterologa faccia dimenticare il caos che è attualmente in tutto il settore” ha aggiunto Costantini. “La stessa prestazione costa a ogni regione costi differenti (dai 1800 ai 3500 euro); le coppie a seconda della regione pagano una differente quota e accedono secondo criteri diversi. E’ da tempo che questa situazione non trova soluzione. Cittadinanzattiva l’ha denunciata a luglio nel suo rapporto nazionale sul federalismo in sanità”.