Gentile Sottosegretario, dopo aver ascoltato la sua intervista relativa alla gestione della pandemia e, soprattutto, all’efficacia del vaccino nel contrastarla, è rassicurante sapere, come lei stesso ha ammesso, che le sue parole sono state fraintese.
Come organizzazione di tutela del diritto alla salute, contiamo sul fatto che lei, in piena sintonia col Ministro della Salute, ricordi ai cittadini l’importanza del vaccino contro il Covid e lo faccia proprio in funzione del fatto che il Governo ha scelto di adottare una politica di allentamento dei vincoli sanitari previsti finora.
Che lei e tutte le istituzioni preposte sosteniate nella popolazione l’uso dei vaccini, diate messaggi chiari sulla loro efficacia e sicurezza, confortiate i cittadini esitanti che i vaccini a disposizione possono salvare loro la vita o, quantomeno, preservarla.
Che le vostre dichiarazioni non solo riconoscano l’efficacia della vaccinazione nel periodo del Covid, ma favoriscano l’applicazione dei Livelli essenziali di assistenza e, in particolare, promuovano l’adesione dei giovani al vaccino contro l’HPV, l’invito agli adulti a proteggersi dal Fuoco di Sant’Antonio, ai cronici dalle complicanze polmonari legate allo pneumococco, agli anziani a tenere lontana l’influenza come quando si è fatto un ricorso più massiccio alla vaccinazione antiinfluenzale.
È compito delle istituzioni far sì che cresca nel nostro Paese il livello di alfabetizzazione sanitaria, che si superino i gap informativi, e favorire - anche al fine di garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari – le azioni con le quali i cittadini possano promuovere la loro salute e adottare standard di comportamento utili per sé e per la collettività.
Altrimenti - sia detto per paradosso - se lei, Sottosegretario Gemmato, o le altre istituzioni non andaste in questa direzione, il rischio più consistente sarebbe un ulteriore allontanamento dai vaccini in un Paese le cui coperture vaccinali sono già troppo basse. Quell’allontanamento per contrastare il quale si è attuata una campagna vaccinale “di prossimità”, alla quale hanno aderito i medici di famiglia e, in modo significativo, proprio i farmacisti, inaugurando una possibilità fino a ieri inedita nel nostro Paese.
E si alimenterebbe anche il rischio di una sorta di “revisionismo sanitario”, per cui noi - il primo Paese a essere colpito da una emergenza dalle proporzioni e dalle conseguenze sconosciute e imprevedibili - avremmo in fondo potuto cavarcela con poco, senza regole, senza dispositivi di protezione, senza vaccini, e in sintesi avremmo sbagliato tutto. La conseguenza per tutti noi sarebbe provare una sensazione davvero dannosa di frustrazione e anche di rimozione dell’esperienza personale di questi due anni, segnata dalle vite degli operatori sanitari caduti nell’esercizio della professione, dal comune senso di smarrimento e di incertezza, dal sacrificio di privarci persino della libertà personale, dagli anziani morti nelle nostre famiglie, dagli anni di scuola sottratti ai nostri ragazzi, dal crollo economico per tante persone.
Pensiamo che non sarebbe una scelta politica efficace - verso i cittadini che fanno già i conti con nuove, terribili emergenze - negare la capacità che il nostro Paese ha avuto di attraversare il guado e di esserne già uscito una prima volta. Serve piuttosto – e come organizzazione civica faremo la nostra parte - alimentare l’energia e la prudenza necessarie per andare avanti in un futuro che continua a restare incerto, non soltanto nella lotta alla pandemia.
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La lettera è stata pubblicata da Quotidiano Sanità dopo le dichiarazioni rese dal Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato durante la trasmissione televisiva ReStart su Rai Due.
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