Il 19 giugno è stata approvata una Legge che potrebbe rivoluzionare la vita quotidiana dei cittadini italiani, mettendo a rischio gli assetti istituzionali del nostro Paese e consolidando le fratture e disuguaglianze esistenti. Questo è avvenuto senza alcun dibattito pubblico significativo, e con un coinvolgimento parlamentare minimo.
Il fatto che questa legge sia di natura procedurale – definendo solo le modalità attraverso le quali le regioni possono richiedere forme di autonomia differenziata – non ci rassicura affatto. La definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e delle risorse necessarie avverrà solo successivamente, non preventivamente, come richiesto da più parti e in diverse occasioni. Se tutte le regioni decidessero di adottare forme di regionalismo asimmetrico estese, l'Italia come Stato unitario potrebbe cessare di esistere. E tutto questo avverrebbe senza alcuna partecipazione popolare. A tal proposito, avevamo inoltrato una richiesta di accesso agli atti del Comitato LEP alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la nostra richiesta è stata rigettata per motivi puramente formali, negando di fatto qualsiasi forma di partecipazione dei cittadini al dibattito su una riforma così cruciale per il futuro del Paese.
Facciamo appello ai Presidenti delle Regioni – almeno cinque, come previsto dalla Costituzione per poter indire un referendum abrogativo – che si sono detti contrari a questa riforma, affinché compiano un atto di responsabilità politica verso i loro cittadini, invitandoli ad esprimersi per l'abrogazione di questa legge.
Questa legge non deve essere considerata una semplice questione procedurale. Le sue implicazioni potrebbero avere effetti profondi e duraturi sulla struttura e l'unità del nostro Paese. È essenziale che tutti i cittadini siano informati e coinvolti in questo dibattito fondamentale.