Cittadinanzattiva fa parte di quell'esercito di volontari che sta raccogliendo le firme per il Referendum elettorale. Ci riconosciamo nelle parole di Michele Salvati ("Poche firme, referendum a rischio" sul Corriere della Sera, del 21.6.07) che denuncia la latitanza delle forze politiche e sociali riguardo al referendum.
Questa assenza ci sembra che sia una delle espressioni più drammatiche del tatticismo del Palazzo e della distanza dal cittadino comune del mondo politico italiano. La frase più ricorrente di coloro che vengono a firmare è: "così anche io posso fare qualcosa per cambiare la politica", accompagnata dall'idea che il referendum è l'ultima spiaggia per garantire un briciolo di partecipazione politica al cittadino, già defraudato del diritto di voto.
L'atteggiamento più ricorrente è quello di rifiutare le etichette: siete antipolitici, siete qualunquisti, volete sfasciare tutto. I cittadini non pensano e non vogliono questo: vogliono solo contare di più e assistere ad uno spettacolo meno sconfortante della politica italiana.
Queste rappresentazioni sono create ad arte dal mondo politico, per nascondere il fastidio nei confronti della voglia di partecipazione, libera e poco organica, dei cittadini italiani. Chi sta costruendo il Partito Democratico e chi sta ridiscutendo gli assetti del centrodestra, dovrebbe fare maggiore attenzione a questi cittadini responsabili e ringraziarli per non essersi ancora stufati.
Chi trova i banchetti del referendum - troppo pochi rispetto alla domanda - viene, firma e discute con noi. Vuole meno partiti, meno litigiosità, più governo dei problemi, meno "caste"e meno povertà. E' un grande momento di ascolto e di democrazia che non andrebbe così vistosamente sottovalutato. E' anche l'unica politica che oggi si svolge per la strada e non solo sulle pagine dei giornali e nelle segreterie dei partiti.
Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva