La XII relazione Pit Servizi sullo stato dei diritti dei cittadini nei servizi di pubblica utilità fotografa una situazione di crisi, non solo economica, ma di tenuta del sistema paese, a partire dai diritti dei cittadini. Non a caso abbiamo parlato di “spread dei diritti”.
La crisi sta minacciando di rompere l’equilibrio tra mercato, democrazia e coesione sociale sul quale l’Europa si regge dal secondo dopoguerra, travolgendo le strutture fondamentali dell’economia, della politica, dello Stato. La crescente disaffezione e sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni, una profonda mancanza di fiducia nella capacità della classe dirigente; ha comportato un atteggiamento di disimpegno e un atteggiamento di qualunquismo e disinteresse verso problemi che riguardano la comunità.
In questo anno di attività abbiamo potuto constatare come la crisi intacchi inesorabilmente il risparmio delle famiglie italiane. Ciò ha un prezzo molto alto, sia in termini di indebitamento, sia in termini di sfiducia nel futuro, ridimensionamento dei progetti individuali o addirittura rinuncia agli stessi. I diritti maggiormente non tutelati, secondo quanto emerso dal Rapporto Pit Servizi, sono: il diritto alla qualità (21%), il diritto alla trasparenza (18%), il diritto all’equità contrattuale (14%), il diritto alla tutela (13%) e il diritto alla sostenibilità economica (12%).
Un campanello d’allarme su come non si crea fiducia? Ad esempio l’aumento delle pratiche commerciali illecite (+7% nel settore dell’energia elettrica, +6% nel settore della telefonia) e di quelle aggressive (rispettivamente +15%, +13%).
Come è stato già sottolineato nel Rapporto e come l’Antitrust ha evidenziato nella relazione annuale, un periodo di crisi è più facile che le imprese assumano atteggiamenti aggressivi e siano disposte a violare le regole nel tentativo di ridurre in questo modo i danni economici.
A nostro avviso questa non può che rappresentare un comportamento che assume soltanto un punto di vista, quello della sopravvivenza della singola azienda o del singolo settore.
Mentre i diritti dei consumatori stanno facendo passi indietro, non solo i cittadini devono fronteggiare ogni giorno problemi economici, ma da un anno a questa parte devono anche difendersi dai comportamenti sempre più aggressivi ed ingannevoli.
Ogni soggetto del mercato (istituzioni, aziende, associazioni di consumatori, singoli consumatori, Autorità di vigilanza) ha la responsabilità di vigilare affinchè la ‘crisi’ non diventi una scusa per imporre pratiche commerciali scorrette ma un’occasione per rimettere in discussione modelli e comportamenti di mercato che oramai sono al capolinea,
Il recepimento della Direttiva europea 83/2011 che regolamenta la materia delle pratiche scorrette in modo organico e multisettoriale sta diventando un’urgenza ed è un fronte sul quale continueremo con forza ad insistere.
Una sfida su come costruire un nuovo modello.
Risulta difficile e a tratti contradditorio, in un contesto economico difficile, analizzare l’efficacia degli strumenti di tutela a disposizione degli utenti nei confronti di un conguaglio anomalo in bolletta, quando le bollette non sempre si possono pagare; oppure dei ritardi dei trasporti pubblici, quando ormai prendere la macchina equivale ad un lusso di cui si fa volentieri a meno, per quanto costa fare il pieno, e allora l’unica possibilità rimane il treno o il bus, nonostante i ritardi e i disservizi. Talvolta i tagli del personale spingono le aziende a ridurre il numero di autobus disponibili o a mutarne i percorsi.
Talvolta appare riduttivo soffermarsi solo sulla cura e il miglioramento di tali argini, senza immaginarsi differenti, senza pensare nuove azioni, ma anche un nuovo ruolo.
Non che sia inutile, per le Associazioni di tutela dei diritti, continuare a svolgere il proprio lavoro, ma le questioni in gioco sembrano ormai appartenere a un diverso ordine di grandezza.
Una proposta con la quale continueremo a pungolare i nostri interlocutori, è quella di introdurre anche nel settore dei servizi pubblici locali misure a favore delle fasce reddituali più deboli mediante il sistema delle tariffe sociali.
Forse è il momento che le stesse associazioni di cittadini e di consumatori, Cittadinanzattiva inclusa, ripartano e posizionino le loro attività in un contesto che già, dai dati emersi e dalle attività quotidiane, appare profondamente trasformato dalla crisi.