L'accordo al ribasso raggiunto sul bilancio europeo 2014-2020 rappresenta un preoccupante passo indietro nella costruzione dell'Europa dei cittadini. Continua la politica sbagliata dei tagli proprio in quei settori che più servono: educazione, ambiente, innovazione e ricerca. In questo modo si può solo dis-fare l'Europa!
Per questo motivo, Cittadinanzattiva ha sottoscritto un appello (promosso in Italia da Legambiente) rivolto al Parlamento Europeo, che ha l'ultima parola sul bilancio Ue, affinché si opponga ai tagli al bilancio dell'Unione.
Ha vinto ancora una volta la logica recessiva della riduzione del bilancio pubblico, giustificata con le difficoltà di questo periodo. Un ragionamento questo particolarmente assurdo se applicato al bilancio comunitario che, soprattutto in questa difficile situazione di crisi, può e deve divenire il volano del rilancio dell'economia europea. Infatti ben il 94% delle sue risorse torna agli Stati membri e può essere utilizzato per rilanciare in modo più efficace progetti di sviluppo che possano indirizzare l’economia e produrre occupazione soprattutto nei settori innovativi come quello della green economy.
Invece, per la prima volta, il bilancio comunitario viene ridotto rispetto al periodo precedente ritornando al livello degli Anni Ottanta. Si tratta di 960 miliardi di euro in 7 anni: meno 86,6 mld di euro rispetto alla proposta della Commissione e meno 69,4 mld rispetto alle prospettive finanziarie attuali. Siamo dunque appena all’1% del PIL europeo. Un’inezia, se confrontato al 22% del PIL del bilancio federale americano. Se passeranno questi tagli il risultato sarà devastante e impedirà la possibilità stessa di pensare ad un vero e proprio “green new deal europeo” per lo sviluppo di una nuova economia basata sul risparmio di risorse, sull’efficienza, sulla ricerca, sull’innovazione e la coesione sociale. Un progetto questo impensabile a livello nazionale, ma che ha bisogno della dimensione di scala europea per potere davvero cambiare le cose. Eppure le opportunità di muoversi in questa direzione ci sarebbero dato che è stata confermata la destinazione di almeno il 20% dell’impegno finanziario complessivo a favore dell’azione climatica e per il sostegno alla transizione verso una “low-carbon economy”, in modo da rafforzare la competitività europea e creare nuovi posti di lavoro.
La società civile italiana (ADA, AIAB, Anolf, ARCI, AUSER, Cittadinanzattiva, CNCA, Greenaccord, Federconsumatori, Fish, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Legambiente, Lipu, Movimento Difesa del Cittadino, Sei-Ugl, Slow Food, TCI) chiede pertanto al Parlamento Europeo di opporsi all’approvazione di questa proposta di bilancio suicida, che non può e non deve rimanere immutato per i prossimi sette anni. Il Parlamento ha la forza e il potere per imporre al Consiglio almeno la sua revisione nel 2015, dopo le prossime elezioni europee. Un'occasione da non sprecare se per davvero si vuole che l'Europarlamento divenga nei prossimi anni la forza motrice della costruzione della casa comune dei cittadini europei.
Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva