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Editoriali

mastrapasquaf 2015 02 13

Il “caso Mastrapasqua” così come è salito agli “orrori” delle cronache mostra diversi aspetti interessanti della nostra vita pubblica. In questi giorni si sono scatenati i “professionisti del senno di poi”, tutti coloro i quali ora ne dicono di tutti i colori sul, fortunatamente, ex presidente dell’Inps dicendo che invariabilmente lo dicono da tempi non sospetti.
C’è poi una piccola, almeno ora, ma combattiva parte di commentatori che dice che Mastrapasqua in questi anni è stato una specie di salvatore dell’Inps rimettendo in sesto le casse dell’istituto.
E’ possibile che non si riesca mai a ragionare nel merito delle cose e si parli sempre di altro?

 

 

 


Il presidente uscente dell’Inps da anni viene attaccato pesantemente dalle organizzazioni civiche per una gestione autoreferenziale dell’ente, totalmente scollegata dalla realtà, che criminalizzava “in quanto tali” le persone che avevano un sussidio di invalidità con investimenti giganteschi in controlli che hanno portato benefici alle casse dell’ente irrilevanti (basti guardare il rapporto tra investimenti in controlli e casi emersi) ma che hanno portato parimenti ad un blocco dell’accessibilità ai benefici da parte delle persone che ne avevano diritto.
E’ stato necessario che le organizzazioni lanciassero una campagna come quella intitolata “sono un V.I.P. (very invalid person)” per combattere questo modo di vedere i cittadini strumentale solo a giustificare scelte di tagli di servizi. Le stesse organizzazioni denunciavano la moltiplicazione delle poltrone di Mastrapasqua, il conflitto di interessi, l’impossibilità di gestire un ente di queste dimensioni senza un collegamento con gli utenti dei servizi che erogava. A fronte di queste battaglie la risposta della politica era mediamente il silenzio tranne l’impegno, ad onor del vero, di un gruppo di parlamentari e dell’attuale vice ministro Guerra.
Comunque a fronte di tutto quello tutto questo è continuato come se niente fosse. “L’unica” novità è rappresentata dalla vicenda dell’Ospedale Israelitico, gravissima, ma la quasi naturale evoluzione dei conflitti di interesse e delle vicende tante volte denunciate.
Così come andrebbe detto a chi difende l’ex presidente dell’Inps che il risanamento, se di quello si è trattato, in buona parte ha gravato sulle spalle degli utenti dei servizi, in parte quelli presenti ma soprattutto quelli futuri che si sono visti riforme su riforme per tagliare e risparmiare. Vera innovazione sarebbe stato agire sulle pensioni d’oro, sulle maxi prestazioni erogate a gruppi di persone variamente privilegiate. Stranamente quando si tocca questo argomento la risposta è più o meno sempre la stessa: “parliamo di cifre che non spostano il problema, il risparmio sarebbe limitato”. Forse è così, anche se non ne sarei così sicuro…., ma un paese serio costruire o ricostruisce la fiducia tra cittadini ed istituzioni sulla base di un “patto” legato anche ad azioni simboliche.
“Ti chiedo sacrifici ma ti dimostro che sono disposto a metterci la faccia facendoli io per primo”, è quello che in un paese serio “persone normali” si aspettano. Sfaterei quindi il mito del grande risanatore.
Che succederà ora? Porsi questa domanda è legittimo. Senza dubbio la prima battaglia è quella di far si che casi analoghi (e ve ne sono molti tuttora “attivi”) vengano risolti immediatamente ponendo le condizioni affinché non ve ne debbano essere più in futuro.
Questo richiede una strategia, scelte a “monte” nette ed inequivocabili, almeno tre.
La prima di queste scelte è l’incompatibilità piena ed inderogabile tra incarichi pubblici di gestione e qualsiasi altro incarico, pubblico o privato che sia, per motivi non solo di “igiene etiche” (e pure non sarebbe poco) ma per il semplice, e un po’ banale, assunto che si può far bene una cosa alla volta e quando questa cosa è la gestione di un ente pubblico DEVE essere fatta al meglio delle energie e con il massimo dell’impegno nonché senza ombre di interessi conflittuali.
La seconda scelta è quella di fare dei “bandi aperti” per i posti di massima responsabilità degli enti pubblici dove sia compito della politica definire il profilo e le competenze dei candidati e poi affidare a soggetti terzi la selezione dei curricula.
Terza scelta è quella di evitare il pericolo più incombente, l’insidia più rilevante che in queste ore si vede all’orizzonte. Quella di tornare ad un modello consociativo/cogestionale dove dietro la parola “nuova governance” si nasconde la moltiplicazione delle poltrone da affidare in quota parte a “persone di area” politica più o meno vicina (leggasi politici più o meno trombati) oppure ad una divisione legata a criteri vecchi e stravecchi che hanno affossato le casse pubbliche di questo paese (un pezzetto della gestione a persone di area Confindustria, un pezzetto al sindacato e via discutendo…).
L’autocrazia autoreferenziale ha fatto disastri ma almeno era più facilmente individuabile, il rischio che si torni a modelli figli di epoche (fortunatamente) passate è concreto e richiede la massima attenzione.
Bisogna quindi in questi giorni/settimane (più probabilmente mesi perché queste vicende non si chiuderanno rapidamente purtroppo) “restare vigili”, sostenere i processi di riforma che seguano le scelte di cui sopra e augurarsi che la vicenda Inps sia l’occasione di cambiare, una volta tanto non coniugando questo verbo al futuro (quasi sempre indefinito) ma qui e ora.
Chissà che questa vicenda non possa essere il primo passo di una nuova, diversa, storia. Magari bella e con un lieto fine.

 

 

 

Antonio Gaudioso, Segretario Generale Cittadinanzattiva

Antonio Gaudioso

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