La gestione dei rifiuti è ormai diventata una vera e propria emergenza, per cittadini e amministrazioni locali, nella sua metodica e, per certi versi drammatica, quotidianità. Ogni giorno gli uni e le altre sono impegnati a programmare, raccogliere, selezionare ed eliminare gli scarti domestici, con un’attenzione al futuro ed all’Europa.
Qualche dato può essere utile per comprendere. Il settore dei rifiuti solidi urbani rappresenta, innanzitutto, uno dei principali ambiti di mercato dei servizi pubblici a rilevanza economica. Vengono prodotti circa 170 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, con una media di tre tonnellate pro capite, di cui il 19%, pari a 30 milioni di tonnellate, è composto da rifiuti urbani.
Sebbene la raccolta differenziata sia cresciuta nel tempo, i livelli restano ancora bassi: nel 2012, ammontava a 12 milioni di tonnellate (circa il 40% del totale). Per quanto riguarda la destinazione finale dei rifiuti, fino a qualche anno il ricorso alla discarica rimaneva ancora prevalente (42,1% nel 2011), mentre il riciclo e il recupero energetico si assestavano su valori di poco inferiori, rispettivamente il 23% e il 20%. (Fonte: Antitrust).
In tutta Europa, però, la gestione dei rifiuti è vista come una opportunità di crescita economica ed occupazionale. Sia attraverso la progressiva evoluzione della normativa europea che attraverso l’opportunità delle nuove tecnologie, il riciclo è passato da essere solo una delle possibili destinazioni dei rifiuti a fulcro delle strategie ambientali ed economiche. Si parla sempre di più di una creazione di una “società del riciclo”.
Un recente studio condotto da Althesys in collaborazione con il Conai evidenzia che, se l’Italia raggiungesse gli obiettivi di riciclo europeo del 50% dei rifiuti urbani al 2020, si potrebbe generare un giro d’affari fino a 15,8 miliardi di euro tra ricadute dirette e indirette. Gli effetti sull’occupazione sarebbero molto importanti: quasi 90.000 posti di lavoro nelle scenario più prudente, fino a 190.000 in quello più ottimista. Arrivare agli obiettivi europei significherebbe mettere in campo ingenti investimenti, attivando un circolo virtuoso che farebbe nel medio periodo sparire le discariche come le conosciamo oggi e crescere la raccolta differenziata, il riciclo e il compostaggio.
Circolo virtuoso che si potrebbe innescare tramite strumenti, azioni e comportamenti collettivi ed individuali in grado di far fare un salto di qualità al settore.
Uno degli strumenti è quello di attuare il principio “chi inquina paga”, il cosiddetto “pay as you throw”, in maniera da consentire la tendenziale copertura dei costi del ciclo dei rifiuti gravando sui cittadini in modo inversamente proporzionale alla loro virtuosità. Cioè chi produce più rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento paga di più di chi differenzia molto e bene per mandare quegli stessi rifiuti a recupero e riciclo. E su questo, nonostante tutti i cambiamenti nominali, la tariffa puntuale, quella cioè che commisura la tassa all'effettiva quantità e qualità dei rifiuti conferiti dal cittadino, ha un ruolo ancora del tutto marginale.
Azioni da mettere in campo sono quelle in grado di favorire la concorrenza. Innanzitutto privilegiare l’affidamento della gestione del servizio mediante gara per consentire un regolare e trasparente funzionamento del mercato. Gli ultimi dati resi pubblici dalle Regioni, seppure ancora incompleti, indicano invece un ricorso significativo all’affidamento diretto anche in mancanza di alcuni requisiti (46,8% del campione) e una durata superiore a quella considerata necessaria per recuperare gli investimenti (43,5% dei casi oltre i cinque anni).
Parallelamente c’è l’urgenza della partecipazione dei cittadini nella definizione delle politiche di gestione dei rifiuti, come su quelle dei servizi pubblici locali.
Si concorda sul fatto che si tratta di un passaggio obbligato, ma quanto ancora c’è da lavorare, dal punto di vista culturale, per avere un coinvolgimento reale. L'informazione capillare, multimediale, è sicuramente uno strumento di cui non si può fare a meno, e lo stesso si può dire per attività, ad esempio, di educazione ambientale, come di ascolto di associazioni ambientaliste o comitati locali. Il coinvolgimento, però, è anche qualcosa di più: esso implica un dialogo fra cittadino ed azienda; comporta la decisione consapevole ed attiva di aderire a un programma condiviso di raccolta differenziata; significa seguire il ciclo di vita del rifiuto dal momento in cui nasce fino al momento in cui viene eliminato.
Per Cittadinanzattiva è qualcosa di più. Continuiamo a chiedere, da 5 anni, l'applicazione del comma 461, art.2 legge finanziaria 2008, che prevede il coinvolgimento degli utenti nella valutazione e nella definizione del servizio, ossia la partecipazione fin dalla definizione del contratto di servizio.
La partecipazione dei cittadini ai processi di programmazione, gestione e controllo del servizio, quindi l’assunzione del punto di vista del cittadino nella definizione del servizio stesso, rappresenta sempre un tema importante nelle dichiarazioni ufficiali, ma disatteso nelle azioni concrete. E’ il classico argomento sul quale si misurano tutte le contraddizioni delle classi dirigentinazionali e locali, mentre potrebbe essere un fronte sul quale fare innovazione, costruire fiducia tra cittadini ed istituzioni e definire e condividere reciprocamente una visione di comunità e di città all’interno della quale vivere. Città che producono sempre meno rifiuti e che investono nel riciclo.
Possibilmente, non una nuova Leonia del nuovo millennio.
“La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, (…). Sul marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. (…) Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. ( Italo Calvino-Le città invisibili)
Tina Napoli, Coordinatrice nazionale Rete delle Politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva