La risoluzione Onu del 28 luglio 2010 afferma che“gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all’uso personale e domestico dell’acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questa quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità e accessibile economicamente a tutti”. Non sempre è così e parafrasando l’economista Adam Smith, “non esistono bicchieri di acqua gratis”.
I dati di Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2014 fotografano una situazione ancora difficile in aumento per il costo dell’acqua: +6,6% rispetto all’anno precedente e +52,3% negli ultimi 7 anni. Una famiglia italiana spende in media € 355 per il servizio idrico integrato.Preoccupante il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media il 37% dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata, un dato in aumento rispetto agli ultimi due anni Il problema è particolarmente grave nelle aree meridionali del Paese.
In pratica, ogni cittadino italiano contribuisce pagando un servizio che in percentuale altissima viene sprecato. Qualche mese addietro, Athesys, una società di consulenza aziendale, ha stimato che una migliore gestione della rete idrica italiana potrebbe far risparmiare al sistema paese una cifra pari a 19,4 miliardi di euro in 6 anni, parallelamente diventa necessario, se non urgente, cambiare oltre la metà delle condotte degli acquedotti attuali. I 19,4 miliardi stimati da Athesys rappresentano esattamente la cifra risparmiata se per 100 litri di acqua immessi nelle condotte ne arrivassero a destinazione quasi 90, ossia un tasso di dispersione del 10%.
Questo situazione che continua a ‘fare acqua da tutte le parti’, pregiudica sostanzialmente l’accessibilità al servizio, ancora oggi e produce uno spreco che il sistema paese non si può e non deve permettersi. Si rischia, quindi, di essere ripetitivi e noiosi. E’ necessario, quindi, programmare un piano nazionale di tutela e gestione della risorsa idrica, che persegua gli obiettivi comunitari, che operi in una azione organica per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio idrico, che introduca criteri e vincoli per una gestione efficiente, efficace ed economicamente sostenibile della risorsa acqua, rilanciando gli investimenti in infrastrutture e in tecnologie innovative ed evitando gli effetti delle procedure di infrazioni avviate e minacciate dalla UE. E’ necessario che i cittadini italiani ritornino ad occuparsi della risorsa idrica.
Il movimento per l’acqua pubblica ha rappresentato una importante occasione di mobilitazione, differente nelle forme e nel linguaggio, ha rappresentato un’occasione di crescita e di cambiamento nei processi di partecipazione e di azione collettiva e tuttora permangono azioni di comitati locali. Successivamente c’è stata la prima iniziativa dei cittadini europei (Ice) Right2Water con la raccolta di 1,8 milioni di firme e la proposta di legge che chiedeva all’Unione europea di stabilire l’acqua come diritto umano, con la conseguenza di tenere la gestione delle risorse idriche fuori dalle logiche del mercato interno. Ma tutto ciò non è sufficiente per rendere accessibile, fisicamente, qualitativamente ed economicamente l’acqua. Il salto di qualità, quasi un dovere, al quale siamo chiamati è quello di andare oltre la battaglia sull’acqua pubblica, ma promuovere la conoscenza pubblica, collettiva sui problemi dell'acqua per favorire una partecipazione effettiva dei cittadini alla gestione democratica dell'acqua a livello locale, regionale e nazionale. La conoscenza della normativa, della governance del servizio, delle misure e degli strumenti a tutela del consumatore, anche di quelli che non sono previsti ( risoluzione extragiudiziale delle controversie) o quelli da migliorare (carte dei servizi) e per i quali è urgente fare fronte comune.
Come da più fronti affermato, non ultime le dichiarazione del Commissario Europeo Vĕra Jourová per la Giornata europea del consumatore, è quindi indispensabile e lungimirante mettere al centro delle politiche la figura dei cittadini, rafforzando diritti e luoghi di partecipazione. In Italia abbiamo anche lo strumento normativo per realizzare tutto quello che abbiamo descritto, il comma 461 dell’art.2 della Legge finanziaria del 2008. Coinvolgere i cittadini nella definizione e nella valutazione del servizio, applicando il citato comma, può rappresentare un atto di coraggio da parte delle amministrazioni ed un'assunzione di responsabilità da parte di cittadini ed organizzazioni di consumatori, per considerare anche l’accessibilità, la qualità e l'efficienza "un bene comune".