Choose, change, combine - scegli, cambia, combina” è lo slogan di quest'anno della Settimana Europea della Sostenibilità. Dall’Europa arriva un invito rivolto ai cittadini europei a mettere in discussione la gamma di opzioni di trasporto disponibili, scegliendo un modo sostenibile per spostarsi e combinando tra loro i differenti mezzi di trasporto, con l’adozione di soluzioni che possono comportare risparmi di tempo e di denaro negli spostamenti urbani. Il filo rosso è quello della multi-modalità: i vantaggi, individuali e collettivi dell’utilizzo di differenti modalità di trasporto sostenibili durante lo stesso viaggio.
A seguito della crescita delle città relativamente alla popolazione, e allo sfruttamento del territorio e alla concentrazione della popolazione nei grandi agglomerati urbani, si sta rendendo necessario un cambiamento nel sistema di trasporto pubblico locale, se non addirittura, in futuro, si sarà costretti a ripensare il concetto stesso di trasporto pubblico locale.
Viviamo, oltretutto, una crisi finanziaria e funzionale che ha messo in discussione l’utilizzo massivo della mobilità individuale, a cui si è fatto spesso ricorso anche per sopperire a una domanda sempre più irregolare sia come orari che come percorsi, mentre l’offerta di trasporto pubblico locale rimane ferma su schemi tradizionali.
Crisi finanziaria che è vissuta anche dalle stesse aziende di trasporto pubblico locale, che hanno ridotto sempre di più gli investimenti, abbassando il livello qualitativo del servizio, tralasciando i casi in cui di indagine su fenomeni di corruzione ed illegalità diffusa.
E’ aperto il dibattito, quindi, su come diversificare la mobilità e ridurre il traffico, gli incidenti e l’inquinamento, su come programmare in maniera coerente le diverse opzioni di trasporto, su come conciliare l’offerta esistente di trasporto pubblico con le nuove forme di mobilità e su come intervenire a garantire qualità, trasparenza e tutela ai cittadini.
Questo invito si inserisce nel solco di cambiamenti strutturali nell’ambito delle abitudini di consumo e di utilizzo dei servizi dei cittadini, cambiamenti che nascono anche da una ricerca di condivisione valoriale.
Ormai è esploso il fenomeno della sharing economy e in questo caso della sharing mobility. La sharing mobility si sta dimostrando sostenibile oltre che dal punto di vista economico, anche da quello sociale e ambientale, contribuendo informalmente a garantire il diritto alla mobilità, e contribuendo a ridefinire il concetto stesso di comunità nelle grande aree urbane del nostro paese.
Nel nostro Paese, secondo solo al Lussemburgo per numero di auto in rapporto agli abitanti, sembra finalmente essere maturata una maggiore consapevolezza ambientale, o una stanchezza dalla “dipendenza dall’automobile”, dallo stress da traffico. Traffico e incidenti costati 142 miliardi negli ultimi 10 anni, secondo quanto riporta Confcommercio nel Libro Bianco sui trasporti in Italia.
Della sharing mobility, come tutti i fenomeni di rapida espansione, a maggior ragione nel settore dei trasporti, gli effetti non sempre sono valutati e studiati in misura adeguata.
La sharing mobility, come tutti i fenomeni di rapida espansione, a maggior ragione nel settore dei trasporti, di cui gli effetti non sempre sono valutati e studiati in misura adeguata. Effetti che non sono ancora conosciuti sulla composizione della domanda soddisfatta di trasporto, effetti sulla modifica strutturale degli stili di mobilità dei cittadini (la condivisione come nuovo atteggiamento culturale verso la mobilità, che potrebbe avere implicazioni anche per una gestione maggiormente condivisa di spazi pubblici oggi di fatto “sequestrati” dalle auto private), effetti sulle forme di tutela da definire per i cittadini.
Parallelamente, l’Istat ha deciso di inserire questi servizi nel paniere dei prodotti con il quale l’istituto rileva i prezzi al consumo e misura la relativa inflazione.
Stanno iniziando a proliferare, quindi, gli spazi di riflessione, e di studio: dagli Stati generali della mobilità nuova di Bologna, alla prima Conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile di Catania, al neo-costituendo “Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility”, promosso dal Ministero dell’Ambiente e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che avrà il compito di monitorare scientificamente il fenomeno. In questi spazi come in altri dovrà essere il cittadino al centro delle scelte.
Allo scopo di offrire il proprio contributo, Cittadinanzattiva, ha lanciato una consultazione online (https://goo.gl/Kozusy) su queste nuove forme di mobilità, per valutare e osservare tramite il punto di vista del destinatario finale, raccogliere criticità e suggerimenti, per poter rappresentare al meglio le istanze dei cittadini, che sono stati “attori” e continueranno ad esserlo di questo cambio di paradigma.
Cittadini, pedoni, pedalatori e pendolari, non più solo automobilisti.