Il 3 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare lo schema di decreto legislativo che revisiona il Codice degli appalti. La riforma, annunciata con toni trionfalistici dal Governo e presentata dal Ministro Del Rio come “la rivoluzione della normalità”, ha raccolto commenti positivi anche dalle opposizioni che hanno votato a favore.L’obiettivo principale del riordino della normativa, almeno nelle intenzioni dichiarate dal legislatore, è quello di rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni nel nostro paese finalmente all’altezza degli altri paesi europei. Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione e qualità sono i cardini delle nuove norme.
Fino ad ora la materia degli appalti pubblici ha avuto un assetto normativo molto articolato ed eterogeneo, la pluralità e la stratificazione delle fonti normative che si sono succedute nel tempo, la complessità delle procedure, il numero eccessivo dei passaggi burocratici non hanno fatto altro che rendere ancora più fertile il settore degli appalti alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose. Potenzialmente, più sono i passaggi della macchina amministrativa più si allargano le “maglie” del sistema e più è difficile controllare tutti i passaggi. Le nuove norme hanno, dunque, il grande merito di rendere le procedure più snelle, meno farraginose e di permettere controlli più dettagliati. Non basta una legge per eliminare il fenomeno della corruzione e delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti, ambito nel quale talifenomeni sono radicati da anni. Una legge come questa può però favorire la trasparenza e la prevenzione della corruzione e dunque contrastare i fenomeni corruttivi ancor prima che si verifichino, la prevenzione della corruzione è infatti la vera sfida da mettere in campo.
Cittadinanzattiva, da sempre impegnata in campagne per la maggiore trasparenza degli appalti in diversi settori come quello delle mense scolastiche e ospedaliere, così come per la trasparenza nella gestione del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo(con la recente campagna “Incastrati”), non può che accogliere in maniera positiva il nuovo Codice. Tuttavia, ci saremmo aspettati scelte più coraggiose da parte del legislatore soprattutto in punti nevralgici della riforma. Ci riferiamo in particolare al tema degli affidamenti: la riforma, prevede, infatti, che per gli affidamenti tra i 40mila e i 150mila euro si potrà ricorrere alla procedura negoziata. Invece, tra 150mila e un milione di euro, sarà possibile la trattativa privata, consultando prima almeno 10 operatori. Ci sembra che in questo modo si torni a far ricorso a procedure “in deroga” alle norme generali e si creeranno condizioni che in qualche modo favoriranno una maggiore “opacità” negli affidamenti. Le nuove norme prevedono che entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Codice, i concessionari autostradali dovranno affidare l’’80% dei lavori a soggetti esterni. Tuttavia ci è sembrata inopportuna la scelta del Ministro delle infrastrutture di rinnovare la concessione di alcuni tratti autostradali proprio alla vigilia dell’approvazione del decreto.Infine, vorremmo spendere qualche parola sull’introduzione del dibattito pubblico che diventa obbligatorio per grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio. Ci saremmo aspettati che fosse dato maggiore rilievo al parere delle comunità locali che, invece, si precisa, non è vincolante e dovrà essere valutato in fase di definizione del progetto definitivo. Ci chiediamo in che modo sarà valutato? E quale sarà il peso reale di questo dibattito? Ci sembra in questo caso, come in quello del baratto amministrativo che pur è inserito nel Codice, che ancora una volta ai cittadini venga riservato un ruolo da “semplici comparse”, soggetti ai quali dall’alto è “concesso” di poter partecipare al dibattito o ai quali sono concessi “sgravi fiscali” a fronte di un lavoro svolto utile per la comunità.
Riteniamo che la cultura della legalità e la lotta alla corruzione possano avere qualche chance di successo solo se partono dal basso e il ruolo dei cittadini attivi in questo campo come in altri è fondamentale e troppo importante per essere sminuito e svilito.
L’iter legislativo del Codice degli Appalti dovrebbe concludersi entro il 18 aprile, entro questa data Anac dovrà predisporre linee guida e contratti tipo e il codice sarà trasmesso alle commissioni parlamentari competenti.
In questi pochi giorni che ci separano dall’approvazione definitiva, lavoreremo per proporre delle modifiche e per inserire degli elementi innovativi nel codice che tengano conto del punto di vista dei cittadini intesi come soggetti “attivi” e “propositivi” che sono in grado di modificare le cose e la vita delle comunità locali grazie alla propria attivazione dal “basso”.