Al 19 marzo erano 55.711 i profughi entrati in Italia dall’inizio del conflitto: 28.537 donne, 4.776 uomini, 22.398 minori. Nelle nostre scuole sono stati accolti circa 3.500 di loro, dei quali 3 su 4 (circa il 75%) negli istituti scolastici di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Campania. La classe d'età prevalente è quella dell'infanzia e primaria (circa il 65%). Sono questi alcuni dei numeri che Stefano Vasari, capo dipartimento del Ministero dell'Istruzione, anticipa al mensile Vita, spiegando come le scuole italiane si sstanno preparando ad accogliere i giovani studenti in fuga dalla guerra, quali le difficoltà da affrontare ma anche le risorse stanziate e le linee guida da seguire.
"Insieme ai traumi vissuti, la barriera linguistica è il primo ostacolo all’azione educativa della scuola, in particolare nella fase di accoglienza e socializzazione", afferma Vasari. "I mediatori linguistici non sono però in misura pari alle esigenze. Con la collaborazione delle comunità ucraine e dei docenti esuli si confida comunque di potere fare fronte alle molteplici esigenze linguistiche di tipo almeno comunicativo. Vale comunque ricordare che i mediatori linguistici e culturali sono competenza degli enti locali e l'intervento del Ministero dell'Istruzione ha funzione di sostegno immediato, non sostitutiva. Credo poi che in un prossimo “Decreto Legge Ucraina” saranno assegnate risorse per l'emergenza e dunque anche per questa importante voce".
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