La Corte Costituzionale, con una storica decisione, ha dichiarato illegittimo il divieto assoluto all’affettività (e quindi anche alla sessualità) in carcere, che in Italia esiste per via di una norma che impone il controllo a vista sui detenuti durante i colloqui con i loro coniugi o conviventi. I colloqui dei detenuti sono, infatti, sottoposti ad uno stretto controllo da parte degli agenti di polizia penitenziaria, anche se le conversazioni rimangono private: tuttavia, questa modalità ha sempre limitato la libertà della persona incidendo fortemente sul diritto all’affettività, escludendo anche ogni forma di sessualità all’interno dell’istituto penitenziario.
Con questa storica sentenza - che si ispira ai principi costituzionali ed ai regolamenti europei ed italiani che tutelano anche il diritto al rispetto della vita privata e familiare dei detenuti - la Consulta ha invece dichiarato illegittima una parte dell’articolo 18 della legge sull’ordinamento penitenziario che stabilisce che i colloqui debbano sempre avvenire “sotto il controllo a vista e non auditivo del personale di custodia” ammettendo la possibilità per i detenuti di avere colloqui isolati e più intimi con i propri partner, salvo in presenza di motivi legati alla sicurezza. Approfondisci