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Il protocollo Italia-Albania viola il codice di deontologia medica e i diritti umani e mette a rischio la salute fisica e psicologica delle persone migranti: è quanto denunciano diverse realtà sanitarie che si occupano di soccorso civile nel mar Mediterraneo centrale e che si appellano a operatori e professionisti della salute affinché non si rendano "complici" delle violazioni contenute nel Protocollo.

Un sistema che appare discriminante e degradante per l'essere umano: secondo le procedure previste, infatti, a bordo della nave militare Libra e suelle motovedette italiane, non sussistono le condizioni perché possa essere effettuata una valutazione adeguata dello stato di salute delle persone. Non è presente, infatti, un ambulatorio medico né stanze adibite a tale scopo che garantiscano una adeguata privacy e una opportuna percezione di luogo sicuro, come non sono presenti strumenti in grado di diagnosticare determinate condizioni cliniche e patologie, acute o croniche. Continua a leggere

Valentina Ceccarelli

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