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Con la campagna Ricuciamo la Costituzione Cittadinanzattiva ha aderito al Comitato promotore del Referendum costituzionale che, nel giugno 2006, ha bocciato l'ultima, pessima riforma costituzionale.

Cittadini di sana e robusta Costituzione

Operare per la Costituzione italiana non si profila, però, per Cittadinanzattiva come un impegno contingente, legato a uno specifico tentativo di riforma della Carta fondamentale, sia che lo si approvi sia che lo si rifiuti, ma riguarda il metodo di lavoro e l'idea che la Costituzione possa diventare merce di scambio a garanzia degli equilibri politici.

Il nostro movimento sente il bisogno di ribadire che la Costituzione è un bene comune, il patto che i cittadini hanno fatto per vivere insieme e, in quanto tale, ogni suo cambiamento, anche necessario, non può essere svilito, sottovalutato o affidato a pochi.

Quello su cui Cittadinanzattiva interviene, nello spirito di una suggestione del giurista Gustavo Zagrebelsky, è l'idea che occorra "ritessere il tessuto costituzionale" e ricucire quegli strappi che possono provocare interventi di riforma della Costituzione cattivi o strumentali o unilaterali.


Con la campagna "Ricuciamo la Costituzione", durante gli anni 2005/2006, siamo stati nelle piazze per:

  • dare informazioni sulla nostra Costituzione;

  • ribadire che essa è un bene comune;

  • chiarire la nostra posizione rispetto al cambiamento;

  • dire il nostro no alla riforma del governo Berlusconi, soprattutto per il suo metodo;

  • contribuire alla raccolta di firme per la celebrazione del referendum costituzionale attraverso il quale i cittadini hanno espresso il loro dissenso e tutelato la Carta fondamentale;

  • potenziare un percorso comune intrapreso con la Tavola per la solidarietà, ma estensibile a tutti coloro che, tra i cittadini attivi, abbiano a cuore la Costituzione italiana.


Hanno aderito alla campagna Ricuciamo la Costituzione! Magistratura democratica e la Tavola per la solidarietà Inoltre, è possibile consultare la lista dei singoli cittadini e delle associazioni aderenti.


Una Costituzione di stoffa buona

La nostra Costituzione è figlia della Liberazione e dello spirito unitario dell'Assemblea costituente del '47. Riassume in sé i valori e le aspettative dei cittadini italiani, che su di essa hanno fondato una nazione radicata nei principi della democrazia.

Anche se la Carta fondamentale ha saputo resistere ed adattarsi in maniera egregia agli innumerevoli cambiamenti di questi ultimi sessant'anni, condividiamo l'idea che si possa oggi aggiornare e rivedere in alcuni suoi punti.

Non siamo contrari per principio alla riforma, combattiamo però qualsiasi revisione che la privi della sua natura più intrinseca: l'essere il riflesso dei valori e dei principi su cui si fonda la vita collettiva di una nazione, al di sopra delle parti.

Referendum del 25 giugno 2006

Il 25 giugno 2006 il Referendum ha bocciato le modifiche costituzionali, apportate dal Parlamento alla Costituzione il 23 marzo 2005.

Cittadinanzattiva si è mobilitata nella raccolta delle firme che hanno portato al Referendum, così come ha realizzato la campagna Ricuciamo la Costituzione!, per manifestare anche simbolicamente il suo dissenso nei confronti di questa riforma. Ma è dal 1994 che Cittadinanzattiva è impegnata affinché i cittadini siano soggetti attivi nelle riforme istituzionali. Lo stesso art. 118, u.c., nasce da tale impegno.

Cittadinanzattiva si è schierata contro la riforma costituzionale che il referendum ha bocciato non perché ritiene che la Costituzione sia intoccabile, ma perché essa non può essere modificata senza il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini.

Nel Manifesto per una nuova classe dirigente si parla ampiamente dell'idea di dare vita ad una Assemblea Costituente, aperta alla partecipazione civica.

I motivi del nostro dissenso possono essere così riassunti:

A. Questioni di metodo

1. No alla riforma di pochi

La riforma è stata elaborata da un comitato ristretto di quattro saggi. Un testo decisivo per il mutamento degli assetti della vita pubblica italiana viene approvato dal Parlamento senza alcun coinvolgimento dei cittadini.

2. No all'uso della Costituzione a fini elettorali

È molto grave che la riforma della Carta costituzionale riceva il sostegno di una sola parte, per quanto maggioritaria, del Parlamento e non sia il frutto di un ampio consenso, prima di tutto nel Paese e, poi, nelle Camere. In particolare, non possiamo condividere che la riforma delle norme fondamentali dell'ordinamento giuridico possa ridursi, come di fatto sta accadendo, a merce di scambio.

B. Questioni di contenuto

1. No al premierato assoluto

La riforma in corso di approvazione aumenta in modo esagerato i poteri del Presidente del Consiglio (al capo dell'esecutivo viene attribuito perfino il potere di scioglimento della Camera) e trasforma il nostro regime parlamentare in regime elettorale del Primo Ministro. I cittadini, per quanto riguarda il governo del Paese, vengono relegati in un ruolo passivo, semplici spettatori delle decisioni assunte da un uomo cui hanno delegato la propria sovranità.

2. No al pasticcio istituzionale

Le nuove norme relative all'assetto dei rapporti tra le due Camere, con l'introduzione di un Senato federale dalla fisionomia incerta, rischiano di produrre una profonda confusione istituzionale con conseguenze assai gravi per il corretto svolgimento delle dinamiche democratiche sia in sede parlamentare che nel rapporto con le regioni.

3. No alla devolution

La riforma in corso di approvazione aumenta il peso delle burocrazie e dei potentati politici regionali. Non soltanto dunque si approfondiscono i problemi di tutela eguale dei diritti dei cittadini su tutto il territorio nazionale in ambiti cruciali come la sanità, l'istruzione e la sicurezza, ma si aumenta lo spreco di denaro pubblico nel mantenimento di macchine amministrative inutili, malgestite e spesso corrotte.

4. No all'assenza di contrappesi

La riforma riduce gravemente il ruolo di bilanciamento e di controllo esercitato dagli organi di garanzia (quali il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale e le autorità amministrative indipendenti). Inoltre, l'attribuzione al capo dell'esecutivo del potere di scioglimento della Camera impedisce di fatto il funzionamento del fondamentale principio della separazione dei poteri.


Anno di realizzazione: 2006

Per saperne di più in tema di sussidiariietà & articolo 118, visita la relativa Area di interesse

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