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Di fronte alla prospettiva di un allungamento dell’iter parlamentare sul Disegno di legge di iniziativa governativa, si decide di scavalcare totalmente il Parlamento e di ricorrere alla decretazione d’urgenza, con una forzatura gravissima delle regole costituzionali. Questo è quanto accaduto ieri con l'approvazione in Consiglio dei Ministri del Decreto sicurezza. 
Nel merito, al di là di alcune modifiche che recepiscono solo parzialmente i rilievi mossi dal Presidente della Repubblica, il testo del decreto riproduce i contenuti del disegno di legge e ne riconferma l’impianto. "Un provvedimento che, attraverso una inutile moltiplicazione di reati e un inasprimento importante delle pene, ribadisce da un lato la scelta di ricorrere allo strumento della repressione penale come unica risposta a rivendicazioni e bisogni sociali e dall'altro colpisce categorie e soggetti particolarmente vulnerabili: si sanzionano azioni di disobbedienza civile e forme non violente di manifestazione, prendendo di mira attivisti per l’ambiente, organizzazioni per il diritto alla casa, e, seppure con qualche correttivo che non cambia la sostanza, si puniscono le proteste - comprese le forme di resistenza passiva - delle persone detenute nelle carceri e delle persone migranti ristrette nei CPR", dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva
"Restano poi immutate tutte le nostre preoccupazioni per l’ingresso in carcere di donne incinte e per madri con neonati al seguito. Infatti, pur prevedendo l'obbligo e non la facoltà - come invece prevedeva il precedente DDL - della custodia cautelare in Icam, che rimane pur sempre un istituto penitenziario, e prevedendo la possibilità che il giudice valuti il preminente interesse del minore pur in presenza di una condotta grave della madre, restano in piedi disposizioni che colpiscono senza fondato motivo madri e bambini e che fanno mille passi indietro rispetto alle battaglie che abbiamo portato avanti negli anni per attivare percorsi alternativi alla detenzione in carcere e per evitare l’incarcerazione dell’infanzia.
Denunciamo e contestiamo con determinazione - conclude Liberto - questo strappo inedito al normale percorso legislativo e pericoloso nel metodo e nel merito". 
Ufficio Stampa

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