Qualcuno sarà sicuramente soddisfatto per il risultato raggiunto. Noi no. La manifestazione di sabato, imponente, pacifica, critica e partecipata, non può e non deve essere ricordata solo per gli scontri, e per una città che finisce per almeno 5 ore nelle mani di un gruppo di persone che, per quanto ben organizzate, rappresentano una minuscola minoranza.
Abbiamo deciso di lasciare la pura cronaca di quelle ore al racconto di chi di noi sabato era lì, e ha vissuto in diretta esaltazione e delusione, gioia e rabbia. Ma questo non basta. Leggi i racconti di Angela, Rosapaola e Tina.
Non basta a illustrare uno slogan come “noi siamo il 99%”, non basta a dare giustizia alle migliaia di comitati, sparsi in tutta Italia, auto-gestiti, partecipati, fuori dagli schemi partitici, così come alle centinaia di migliaia di persone che avevano voglia di urlare la loro protesta contro una crisi che sembra interminabile e alle scelte della finanza e della politica che sembrano incapaci di dare risposte per tutti. O, almeno, incapaci di non colpire i “soliti noti” e avviare una seria riforma della politica di redistribuzione del reddito.
Dopo tutto quello che abbiamo visto e sentito sabato resta un grande amaro in bocca, per diversi motivi. Per il ripetersi di scene che credevamo di poter dimenticare, con persone che sfogano rabbia e stupidità attaccando persone, assaltando negozi, bruciando automezzi, o le forze dell’ordine, schierate lì a difendere il diritto di tutti a manifestare pacificamente, a rispondere, com’è loro dovere, agli ordini dei superiori e di chi aveva in mano il piano di sicurezza per la città (anche se ora a chiamarlo così quasi viene da ridere), o macchine e negozi. Per l’incapacità , da parte delle forze dell’ordine, di non lasciare dubbi sull’operato, con un piano di vigilanza e sicurezza degno davvero di questo nome. Ad esempio, come mai uno dei più stimati dirigenti della della PS, nonché un uomo di grande esperienza, era a dirigere la Polizia in Piazza del Popolo, invece che supportare chi doveva vigilare sul corteo? O, ancora, come è possibile che gruppetti potessero agire indisturbati (basta guardare le centinaia di video in rete) per decine di interminabili minuti senza alcun intervento? O lasciare che i black bloc picchiassero chi cercava, dall’interno del corteo, di allontanare i violenti?
La politica, come spesso accade, ha ancora una volta segnato l’ennesimo autogol, illustrando la manifestazione e gli scontri con il solito ritrito lessico figlio degli anni settanta, e che quasi nulla ha a che fare con un movimento planetario e nuovo come questo. E che mostra con evidenza, se ce ne fosse ancora bisogno, del solco profondo che sempre più sta allontanando le persone dalle istituzioni e dai partiti.
La manifestazione è stata indetta da un impressionante numero di comitati, associazioni e singoli cittadini, all’interno di un movimento mondiale che ha visto protagoniste 951 città di 82 Paesi, organizzate dal movimento United for Global Change, che tramite facebook e twitter ha raccolto adesioni e diffuso aggiornamenti e programmi delle proteste internazionali. Uniti dalla volontà di imprimere un cambiamento alle politiche economiche e finanziarie, i movimenti hanno poi dato significati locali alle singole attività. In Italia è stato diffuso un appello di cui riportiamo le prime righe: “gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l'alternativa c'è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”. Potete leggere di più qui.
Noi abbiamo da sempre un sogno: la partecipazione dei cittadini alla vita politica, perché crediamo che insieme si possa andare molto più lontano che semplicemente delegando. E che il ruolo dei cittadini non possa essere solo quello di andare a votare. Questa voglia di protagonismo civico, come sottolineava anche Teresa Petrangolini la scorsa settimana su questa newsletter, dovrebbe essere avvertita come una grande opportunità per dare linfa al nostro orgoglio di cittadini e nuovo slancio alla vita democratica, nell’interesse di tutto il Paese. Per questo eravamo e continueremo ad essere con convinzione al fianco di tutti i movimenti pacifici che intendono lottare per riformare la politica, ridare la centralità alle persone, pensare ad una Italia che sa investire sul proprio futuro e sui propri cittadini. E per chiudere, vi segnaliamo da “le Iene” un piccolo intervento di Enrico Brignano sui “black block”. Buona visione
Alessandro Cossu, Responsabile ufficio Stampa e Comunicazione Cittadinanzattiva