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Editoriali

ufficio_pubblico_1I tagli alla scuola, la scarsità di dotazione per la giustizia, i provvedimenti sulla sanità e sul lavoro preannunciati nel libro verde sul welfare state presentato dal ministro Sacconi non sono, come pretenderebbero gli autori, una semplice riduzione di sprechi, ma confermano l’intenzione di ridurre l’area di intervento dello stato sociale.

Questa è stata la constatazione di partenza della giornata di studio organizzata dai giovani della sede nazionale di Cittadinanzattiva per trovare un filo unificante  del lavoro svolto per prendere posizione sugli atti del governo negli ultimi mesi.

Non è una semplice razionalizzazione della spesa in primo luogo perché le modalità di intervento sono generiche e non discriminano fra capaci ed incapaci e non producono contrasto alla corruzione, in secondo luogo perché le somme risparmiate non sono reinvestite ma sono sottratte, semplicemente, ai servizi. La riduzione dell'area di intervento, inoltre, non è compensata da aperture nei confronti di altri soggetti e anche l'applicazione del principio di sussidiarietà è del tutto riduttiva. A fronte di scarse risorse aggiuntive le famiglie, soprattutto,  e gli enti locali devono fare fronte a nuovi ed onerosi compiti.

Depurati da alcune (peraltro pesanti) caratteristiche del tutto italiane questi processi sono la manifestazione di un fenomeno planetario di crisi dello stato sociale imperniato sui servizi pubblici tradizionali. La riduzione del lavoro dipendente e la crescente instabilità dei rapporti di lavoro riducono drasticamente la possibilità di prelevare contributi e la fiscalità generale non è in grado di compensare le risorse perse. Tutti i paesi europei hanno risposto a questo problema mettendo in atto processi, più o meno accentuati, di federalizzazione e di aziendalizzazione dei servizi. Contemporaneamente, la transizione degli apparati gerarchici tradizionali a un sistema di quasi mercato ha messo in gioco nuovi soggetti (profit e no profit). In una situazione come questa il principio di universalità rischia di restare una pura e semplice declamazione.

Di fronte a un fenomeno di questa portata  la mera difesa dell'esistente  è perdente; nel migliore dei casi, rallenta di poco i processi e ostacola la messa a punto di nuove strategie. La cittadinanza e la cittadinanza attiva possono svolgere un ruolo fondamentale a questo proposito sia con la creazione di nuovi servizi (come sta avvenendo con il volontariato), con il sostegno a politiche innovative (come è avvenuto con la messa in rete dei medici di famiglia ad Ascoli Piceno) e, soprattutto, intervenendo direttamente sui sistemi di regolazione e controllo che nel nuovo sistema assumono un funzione di governo generale sempre più rilevante (dall'antitrust alla trasparenza, dalla gestione dei rischi alla valutazione dei dirigenti).

Affrontare il problema con questa prospettiva permette di  "uscire dall'angolo" e di pensare a strategie  sviluppo. Il prossimo Congresso nazionale di Cittadinanzattiva può essere l'occasione per fare un importante passo avanti a questo proposito, rilanciando una prospettiva  di sviluppo umano imperniata sulla cittadinanza e sulla universalità dei diritti e approfondendo quattro argomenti cruciali:

  • La necessità di superare il perimetro tradizionale dello stato sociale e di includere nella sfera dell'approccio universalistico altri beni comuni - ad esempio, il diritto ad un ambiente pulito e il funzionamento della giustizia, la lotta al carovita e alle nuove forme di povertà, la flessibilità sostenibile dei rapporti di lavoro, ecc.;
  • La necessità di ridefinire gli attori e il loro status: da una parte si deve prendere atto del fatto che sempre più spesso il buon funzionamento dei servizi dipende dalla capacità dei cittadini di essere attori e non semplici utenti (basta pensare alla raccolta differenziata dei rifiuti, allo sviluppo delle energie rinnovabili, alle nuove forme di mobilità collettiva ma anche al concreto funzionamento delle assistenze domiciliari) e che questo deve trovare riscontri concreti nei rapporti con enti gestori e pubblica amministrazione; dall'altra, occorre definire in modo più esteso ed inclusivo gli attori, accanto alla famiglia tradizionale - peraltro destinataria più di sostegni retorici che di aiuti concreti -, i nuovi soggetti familiari, gli immigrati, gli anziani (intesi sia come grande risorsa sia come portatori di problemi nuovi), i malati cronici (anch'essi risorse e portatori di nuovi problemi), e altri ancora;
  • La ridefinizione delle garanzie che dovrebbero caratterizzare la cittadinanza a partire dalla nuova frontiera dell'etica, il riconoscimento e lo sviluppo delle forme di tutela azionabili direttamente dalla cittadinanza attiva e la tutela giurisdizionale come garanzia della effettività dei diritti e di tutto il sistema delle tutele;
  • Le forme della Governance, con l'attuazione degli istituti già sanciti (dalle leggi dei primi anni '90 all'art. 118 fino al comma 461), lo sviluppo della valutazione civica e la diffusione delle forme di democrazia deliberativa, ma anche con l'aumento dei poteri effettivi dei sistemi di regolazione e di controllo e una ridefinizione del ruolo delle organizzazioni civiche al loro interno.

Alessio Terzi

Presidente nazionale di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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