Il presidente Napolitano ha firmato il decreto del Governo sull’Ilva che, di fatto, vanifica le disposizioni della magistratura e consente all’Ilva di continuare a produrre contro il diritto alla salute dei cittadini tarantini. Questo decreto non ci piace per una serie di ragioni, di cui proverò a sintetizzare le principali:Compromette il rapporto fra due poteri dello Stato che, in un caso come quello tarantino, avrebbe dovuto ispirarsi all’unità degli intenti e delle azioni a tutela dei diritti garantiti dalla Costituzione. Antepone ragioni di strategia industriale alla salute delle persone e al vero diritto al lavoro per come lo definisce la Costituzione, che è il diritto non a un posto di lavoro qualsiasi ma a un lavoro salubre, sicuro, dignitoso.
Trasforma in legge un’Aia, autorizzazione integrata di impatto ambientale, che di integrato non ha proprio nulla visto che regolamenta soltanto le emissioni in aria, mentre Taranto è anche mare, cibo e terra inquinati e compromessi.
Ripone nuovamente la fiducia dello Stato nella proprietà dell’azienda e concede tempi comodi a interventi di risanamento ambientale che la famiglia Riva ha rimandato in modo colpevole e premeditato ed evitato per anni, facendo ricorso ad ogni strumento lecito e illecito.
A fronte di una possibilissima, ulteriore inadempienza dei Riva, non prevede alcuna forma perentoria di intervento dello Stato, in termini di esproprio della proprietà, come invece aveva fatto intravedere il ministro Clini in qualche intervista televisiva, limitandosi a fare un generico riferimento all'art.43 della Costituzione; così come non prevede alcuna garanzia fideiussoria comparata alla reale portata degli investimenti necessari, ma solo una sanzione minima rispetto alla gravità della situazione.
Non accoglie la sollecitazione della campagna “Ridateceli!” di Cittadinanzattiva a restituire al welfare di Taranto, in termini di piano sanitario e ambientale speciale per una città devastata in particolare dalle malattie oncologiche, nulla di quanto le è stato sottratto con i reati contro l’ambiente e con l’uso sistematico di atti di corruzione.
Per questo scriveremo nei prossimi giorni una lettera aperta ai parlamentari per chieder loro di votare contro questo assurdo decreto ed impedirne la conversione in legge.
Anna Lisa Mandorino, vice segretario generale di Cittadinanzattiva