Per la prima volta in 40 anni è stata una donna ad aggiudicarsi un Premio Nobel per l'economia. Si tratta di Elinor Olstrom, docente della Università dell'Indiana, insignita del titolo, si legge nelle motivazioni, "per le sue analisi della governance economica, in particolare delle risorse comuni" e "per aver dimostrato come le comproprietà possano essere gestite in maniera efficace dalle associazioni di utenti". È una notizia che ci conforta e che accogliamo con interesse, non solo per questioni di genere, ma anche per i risvolti relativi all'azione delle organizzazioni dei cittadini e al loro ruolo nella gestione dei beni comuni, fronte su cui Cittadinanzattiva è impegnata da sempre.
Come dicevo, una notizia importante anche sul fronte delle politiche di genere: sono infatti cinque le donne insignite del Nobel quest'anno. Un vero record, che ha spinto Moisés Naim a scrivere, su "Il Sole 24 Ore" di domenica 11 ottobre 2009: "si chiama donna il mondo globale", perché mai in passato, secondo il suo parere, erano esistiti tempi così favorevoli per la popolazione femminile, "in termini di potere e lavoro retribuito". Credo che il suo non possa essere semplicemente bollato come facile ottimismo, fatto salvo il fatto che nel nostro Paese, su questo fronte, c'è ancora moltissimo da fare.
Un altro elemento davvero importante è quello relativo ai modelli di gestione e alla centralità data alle azioni create dal basso o che vedano i cittadini in prima linea. La Olstrom infatti è da sempre impegnata ad analizzare anche i risvolti sociali delle scelte e dei modelli di gestione economica applicati ai beni comuni.
Nella sua ultima pubblicazione, a luglio del 2009 su Science, analizzando la situazione di depauperamento del patrimonio ittico, forestale e idrico, ha ancora una volta sottolineato come in questo campo non possano essere aziende pubbliche o private a garantire la sostenibilità "socio-ecologica". Questi soggetti in molte occasioni hanno accelerato il processo di impoverimento. A fronte di questo, Elinor Olstrom ha evidenziato come con iniziative in cui sono gli stessi cittadini, attraverso proprie organizzazioni, a impegnarsi in prima linea per la gestione e la cura dei beni comuni si sia arrivati ad un compromesso in grado di garantire la sostenibilità per i "sistemi socio-ecologici", e quindi ad un beneficio diffuso.
Una donna che sta quindi contribuendo ad innovare un approccio che in molti casi sa davvero di antico. Sebbene nel nostro Paese si registrino timidi tentativi di modelli di gestione "misti" o partecipati, sembriamo lontani anni luce da scelte generali capaci di implementare questi principi.
Il Nobel alla Olstrom ci aiuta a respirare, a guardare in avanti, ad avere più coraggio e a poter sperare che il futuro veda nascere un modello diverso di crescita, in cui si possa davvero coniugare lo sviluppo umano al rispetto dell'ecosistema attraverso il riconoscimento del ruolo centrale dei cittadini, non più semplici "utenti", ma cittadini attivi.