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Editoriali

punto_10_09_09Cittadinanzattiva ha deciso di aderire alla manifestazione a tutela della libertà di informazione indetta per il prossimo 19 settembre a Roma. Infatti crediamo importante che le organizzazioni civiche si schierino accanto alle migliaia di operatori dell'informazione che vedono in pericolo la loro capacità di produzione autonoma e indipendente di notizie. Sono infatti molti i segnali in questo senso che vediamo da diversi anni, e che in questo ultimo periodo ci preoccupano particolarmente. Saremo in piazza accanto a centinaia di migliaia di cittadini attivi che vedono nel ruolo di "cane da guardia" dell'informazione un elemento cardine del nostro sistema democratico.
Inoltre, la stessa forza dell'azione delle organizzazioni di tutela dei cittadini e la loro capacità di incidere sulla realtà è strettamente legata alla libertà di informazione e agli spazi che notizie altrimenti invisibili possono trovare sui media.

Aderiamo perché questo tema non appartiene ad uno schieramento politico o ad un altro. Anzi ci auguriamo che questa protesta serva anche a far capire che la politica deve fare un passo indietro, a cominciare dal servizio pubblico radiotelevisivo.
Esiste un legame inprescindibile tra la tutela dei diritti dei cittadini e l'accesso all'informazione. Battaglie fondamentali come quelle sui diritti del malato o sui diritti degli immigrati sarebbero impossibili senza la possibilità di avere al proprio fianco giornalisti disposti a dare voce ad informazioni che vengono "dal basso" e che riflettono situazioni concrete, modi di vedere le cose, problemi, che non si vedono dai piani alti. Avere trasmissioni, come ad esempio Report, che pur con tutti i suoi limiti documenta questioni, fa parlare gli attori, prospetta soluzioni, è quantomai utile per supportare l'azione dei cittadini attivi che sul territorio e su grandi questioni legate alla trasparenza, allalegalità e al rispetto delle leggi agiscono per far rispettare l'interesse generale. Togliere alla Gabanelli il supporto di un ufficio legale, è come dire "adeguati e stai zitta". Gli spazi già oggi sono pochissimi, perchè molta della comunicazione si concentra o sulla vita dei politici o sulla cronaca, quasi sempre nera e comunque negativa, o sulle facezie. Molto spesso i cittadini vengono fatti parlare non con la loro voce ma mediante i sondaggi, mentre poco si dice della ricchezza di idee, di democrazia praticata e di lavoro civico, che viene condotto quotidianamente nel nostro paese.

Il rapporto sulla libertà di stampa della Fondazione Freedom House in 195 paesi del mondo, nel 2009 ha declassato l'Italia dalla fascia dei "paesi liberi" alla fascia intermedia dei paesi "parzialmente liberi". Siamo stati l'unico paese dell'Europa occidentale ad essere stato
declassato. Siamo penultimi tra i paesi dell'Europa Occidentale; abbiamo dietro solo la Turchia. Uno dei motivi principali del declassamento è rappresentato dal ruolo del Presidente del Consiglio e dalla sua invadenza nella tv pubblica e commerciale. Non sarà l'unica causa di tanta arretratezza che persiste da anni, ma sicuramente ne è una aggravante non trascurabile e su questo è difficile non convergere, anche per molti di coloro che votano centrodestra.

Vorremmo, come cittadini normali, un po' più di libertà, meno occupazione del potere, più accettazione della critica e soprattutto più spazio per parlare, per dialogare, per innovare. Negli ultimi tempi in Italia si respira poco. Chiunque torna da un viaggio in giro per il mondo, quando rimette piede nel paese, si sente mancare l'aria. Il rispetto del diritto all'informazione ci farebbe respirare meglio.

Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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