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Editoriali

conferenzaLe notizie di questi giorni relative alla manovra finanziaria e alla riduzione dei costi della politica ci lasciano profondamente perplessi. Da una parte, c’è un Governo sempre più screditato che non esita a forzare la legislazione per introdurre norme a tutela degli interessi privati del premier. Certo, alla fine il gioco è stato scoperto e la norma è stata ritirata. Intanto, però, il tentativo spudorato di abusare del potere legislativo per garantire l’impunità dei potenti c’è stato.
Dall’altra parte, c’è la codardia di un intero ceto politico che, per garantire posizioni di potere diffuse dei partiti a livello locale, non vota nemmeno l’abrogazione delle province. I problemi sono sempre più complessi rispetto a soluzioni così sommarie, ma è anche vero che soluzioni più sofisticate non paiono nemmeno all’ordine del giorno, e che non sarebbe stato certo un peccato di lesa maestà suddividere le competenze delle Province tra Comuni e Regioni. In tutto ciò, ai cittadini si continua a chiedere i sacrifici maggiori: tagli dei servizi essenziali, aumento incontrollato dell’inflazione, perdita del potere di acquisto, tasse e balzelli vari nascosti nelle pieghe di costi e tariffe. E tutto ciò senza scopi chiari se non quello di fare cassa.

La manovra conferma nei fatti la linea di abbandono da parte dello Stato centrale delle politiche socio-assistenziali: ne è prova il sostanziale azzeramento dei Fondi nazionali che, a vario titolo, trasferivano risorse al welfare locale. La devoluzione delle responsabilità a regioni e comuni si accompagna a un taglio drastico delle risorse pubbliche, con un sostanziale tradimento dei progetti di federalismo a vantaggio dei diritti dei cittadini. La politica di sostenibilità del welfare di questi anni, fatta soltanto di tagli secchi e lineari, non mostra alcuna considerazione dei bisogni prioritari dei cittadini, è priva di una strategia sulla qualità dei servizi, sulla razionalizzazione, l'efficienza, la riduzione degli sprechi. Invece di creare equilibri virtuosi fra tutela dei diritti e sostenibilità, il Governo compie operazioni meramente contabili che mostrano disimpegno e rirresponsabilità rispetto al futuro del Paese. Inoltre, le prospettive di finanza pubblica fanno intravedere ulteriori riduzioni di risorse nel campo della sanità: dopo scuola, università e servizi socio-assistenziali, saranno le politiche sanitarie pubbliche  a soffrire di più nei prossimi mesi e anni. Alcune misure, procrastinate al 2013-14, sono una prova ulteriore dell’intenzione di scaricare sui governi futuri il peso di scelte impopolari.
Le conseguenze di tutto ciò saranno assai significative: i sistemi locali di welfare dovranno fare affidamento esclusivamente sulla finanza locale di comuni, province e regioni, da un lato, e sulla partecipazione dei soggetti privati, soprattutto del  terzo settore, dall’altro. Occorrerà costruire nuove modalità di concertazione e coprogettazione sul territorio, mirando al più ampio coinvolgimento della ‘società locale’ senza esclusioni dettate da pregiudizi e stereotipi, promuovendo processi  partecipativi nuovi e condivisi. Ma la sussidiarietà che si crea in questo modo non è proprio quel sistema di governance virtuosa nella quale cittadini e amministrazioni collaborano per la soluzione di interessi generali. Sembra piuttosto una scorciatoia per scaricare sugli individui, le famiglie e alcune precise categorie svantaggiate (donne, giovani, disabili) il peso di politiche pubbliche incapaci di offrire prospettive di sviluppo.
Proseguire su questo sentiero stretto equivale a deprimere la vitalità della società civile italiana e a peggiorare ulteriormente le condizioni di vita dei cittadini. Ormai è chiaro: alle politiche del governo manca una visione di lungo periodo, capace di lavorare al servizio del futuro. In questo senso, la piattaforma di proposte di Sbilanciamoci! (il cartello di organizzazioni civiche al quale partecipa anche Cittadinanzattiva) è un esercizio utile e concreto. Si tratta di misure finanziarie ispirate a criteri generali di ampio respiro che davvero possono rappresentare un orizzonte di sviluppo possibile per il nostro paese: cura dei beni comuni, tutela dei diritti, politiche per la capacitazione dei soggetti più deboli, sviluppo energetico sostenibile, ecc. Proposte semplici e realizzabili. Che mettono al centro i cittadini. Proprio per questo, probabilmente, il Parlamento farà spallucce.



Vittorino Ferla, responsabile relazioni istituzionali di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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