Quale sistema sanitario emerge dai dati del X Rapporto Pit Salute? di Teresa Petrangolini
Un sistema troppo frammentato. L'Italia appare divisa a pezzi: passando da una regione all'altra, da un'azienda sanitaria all'altra, fino al singolo distretto, cambia l'accesso ai servizi, ai farmaci, ai presidi, alle terapie innovative, ma anche il regime delle prenotazioni delle visite e il pagamento dei ticket.
Anche per questo tanti si spostano da una Regione all'altra alla ricerca di servizi migliori.
Un sistema poco accessibile. Esclude i cittadini che hanno bisogno di servizi non previsti nei Livelli essenziali di assistenza (pensiamo ad esempio all'odontoiatria). A causa dei lunghi tempi di attesa, impedisce l'accesso a chi ne avrebbe diritto. Offre prestazioni che purtroppo non sono sufficienti rispetto ai bisogni (pensiamo alla riabilitazione, all'assistenza domiciliare, all'assistenza residenziale e alle disabilità).
Un sistema squilibrato. Un sistema che non ha ancora trovato un equilibrio tra ospedale e servizi territoriali: lo dimostrano le segnalazioni sulla medicina generale, l'assistenza domiciliare, il pronto soccorso che resta comunque una porta di accesso al servizio sanitario.
Un sistema che non riesce a governare i comportamenti degli operatori. Poca comunicazione fra professionisti che si incontrano nei percorsi terapeutici, comportamenti arroganti, atteggiamenti omissivi, superficialità, scarsa disponibilità all'ascolto. Tutti atteggiamenti che non soltanto meritano censure morali, ma rappresentano vere e proprie fonti di rischio per i malati.
Un sistema che non riesce a governare i rischi per i malati. L'area dei sospetti errori di diagnosi e terapia resta comunque la principale motivazione per la quale i cittadini si sono rivolti al Pit Salute anche quest'anno (20% sul totale delle segnalazioni).
Un sistema che non riesce a proteggere i soggetti più deboli. Come, ad esempio, i disabili.
Ed è proprio sui diritti dei disabili che Cittadinanzattiva fa la prima richiesta: rendiamo attuabile la legge n.80 del 2006, che è nata per ridurre la burocrazia inutile e farraginosa che costringe i disabili e i cittadini affetti da patologie croniche a continue verifiche del proprio stato. Basterebbe la pubblicazione da parte dei Ministeri dell'Economia e della Salute della lista delle patologie che darebbero diritto a questa semplificazione delle procedure e la successiva emanazione del decreto attuativo.
La seconda richiesta che facciamo riguarda il fenomeno della mobilità sanitaria: si ponga un freno al protezionismo regionale che si sta facendo strada in sanità, riconoscendo pienamente il diritto dei cittadini alla mobilità e alla scelta su tutto il territorio nazionale. Chiediamo almeno di cambiare i criteri di rimborsabilità tra le Regioni, inserendo l'assistenza sanitaria ai soggetti fragili, assistenza protesica, domiciliare e riabilitativa, tra le prestazioni in compensazione interregionale, e cioè tra i servizi ai quali i cittadini dovrebbero poter accedere anche se fuori dalla Regione di residenza.
La terza richiesta riguarda il governo dei comportamenti. In questo caso è evidente che non occorre investire risorse economiche - non è proprio una questione di denaro - ma di cultura e vigilanza sul rispetto delle regole. Per questo chiediamo che i rappresentanti delle organizzazioni di cittadini siano inseriti nei luoghi dedicati alla valutazione del personale delle aziende sanitarie come i nuclei di valutazione, e che si evitino riconoscimenti economici a pioggia senza una reale verifica sul raggiungimento degli obiettivi.
L'ultima richiesta è la più importante di tutte: adottare la Carta europea dei diritti del malato, per garantire la parità dei diritti dei cittadini su tutto il territorio nazionale, con un atto di indirizzo del Parlamento italiano, così come è accaduto di recente al Parlamento europeo. I 14 diritti della Carta potrebbero rappresentare un documento generale attraverso il quale riaffermare la centralità dei diritti e l'universalità del nostro sistema sanitario pubblico, ponendo un freno alla frammentazione eccessiva che abbiamo voluto portare all'attenzione con questa nostra iniziativa di oggi.
Teresa Petrangolini