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Editoriali

 

E’ venuto il momento di dire basta! E' ora che ciascuno di noi si assuma le proprie responsabilità, e faccia il proprio dovere.  Dopo l’attacco alla Magistratura milanese perpetrata nel mese di aprile attraverso l’affissione di manifesti con i quali i PM venivamo equiparati ai brigatisti, un ulteriore spettacolo scandaloso è stato quello di utilizzare la Giornata della Memoria a fini elettorali, acuendo lo scontro tra poteri dello Stato e dimenticando quanti Magistrati, fedeli servitori dello Stato, insieme agli uomini delle loro scorte, hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane.

 

Per questi comportamenti, Cittadinanzattiva ha già scritto al Capo dello Stato, assicurandogli tutto il sostegno nell’azione, che ha già avviato di vigilanza sul rispetto delle elementari regole di convivenza democratica, e la vicinanza in tutte le situazione in cui riterrà di intervenire a sostegno delle vittime dei reati e in difesa dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, imputati e danneggiati, incensurati e recidivi.
Le ulteriori dichiarazioni sul ridimensionamento dei poteri del Capo dello Stato, argomento utilizzato per pura convenienza elettorale, intercettano ed aggravano il disagio e la sfiducia dei cittadini, inducendo questi ultimi a ritenere che ormai non ci sia più nulla da fare, che nulla è risolvibile, che tutto è marcio e compromesso.
Rivolgiamo un appello in primo luogo agli organi di informazione, perché adottino, anche singolarmente ed unilateralmente, un codice di comportamento in virtù del quale tutti gli insulti e gli attacchi indiscriminati alla magistratura ed ai singoli magistrati, da qualsiasi parte essi vengano, si riducano ad un trafiletto da relegare in fondo alle pagine di cronaca; affinché non pubblichino, inoltre, le foto di parlamentari o di membri del governo che usano termini inqualificabili e per questo inaccettabili, indirizzati a tutta la magistratura o a singoli magistrati i quali, fino a prova contraria e fino alla fine del processo, fanno null’altro che il proprio dovere di accertamento della verità processuale.   
In secondo luogo, ci appelliamo alla politica ed ai partiti perché rimettano al centro delle riforme future – o forse è più preciso asserire “mettano al centro” perché centrali non sono state per niente considerate – le vittime ed i danneggiati dei reati; perché considerino la giustizia non come un affare privato ma, piuttosto, una grande opera pubblica sulla quale investire per renderla efficiente e celere, come pure ci ricorda l’Europa; perché spetta alle autorità creare le condizioni che consentano ai giudici di svolgere la loro missione e poi, semmai, perseguire i singoli magistrati inadempienti.
In terzo luogo, un appello ai cittadini perché non assistano passivamente allo smantellamento della giustizia italiana e diventino cittadini attivi per far vivere la democrazia e, insieme, il pilastro costituzionale che la sostiene: la giustizia ed il servizio che la eroga.

Mimma Modica Alberti, Coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti

 

Mimma Modica Alberti

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