Nel 1974, in una intervista che si ritrova spesso postata sui social media, Sandro Pertini, appena eletto Presidente della Camera dei Deputati, raccontava che la moglie Carla, che si spostava per la città di Roma con i mezzi pubblici, si sarebbe vergognata “di andare a Campo de' Fiori a comprare l'insalata o le pere sul macchinone ministeriale. Sarebbe uno schiaffo alla povera gente, un abuso di potere, un furto”.
In quella celebre intervista il Presidente partigiano, dichiarando che se ne infischiava del sistema se da ragione ai ladri, descrive e denuncia la corruzione diffusa nella classe politica del tempo, ma in quelle parole sulla rinuncia ad un privilegio, dal suo punto di vista doverosa e scontata, c’è tutta la consapevolezza di quanto possano risultare odiosi i privilegi della casta agli occhi dei cittadini.
Dei vitalizi dei consiglieri regionali si è detto tanto, è un argomento particolarmente cavalcato dai media e spesso dagli stessi politici locali che periodicamente ne invocano il taglio, perché parla direttamente alla pancia dei cittadini tant’è smaccata l’ingiustizia insita nella loro natura di privilegio. Tant’è sonoro lo “schiaffo” della abnorme contraddizione tra la crisi dei sistemi di welfare regionale e la spesa annualmente destinata a sostenere i vitalizi; tant’è odioso il richiamo ai diritti acquisiti, puntualmente addotto per difendere l’intangibilità dei vitalizi, nell’epoca in cui un po’ tutti i diritti, comprese le pensioni dei comuni cittadini, vengono rimessi in discussione.
Quello dei vitalizi degli ex consiglieri regionali, che pesano ogni anno sui dissestati bilanci delle regioni per oltre 170 milioni di euro, è un paradosso che da tempo evidenziamo, stante anzitutto la loro illegittimità, sia originaria che sopravvenuta www.cittadinanzattiva.it
La loro erogazione contraddice palesemente leggi dello Stato che hanno imposto alle Regioni il passaggio al sistema previdenziale contributivo per tutti i consiglieri e non soltanto per quelli eletti successivamente. Affermazione che trova peraltro conferma in due ordini del giorno promossi da Cittadinanzattiva che sono stati accolti dal Governo lo scorso dicembre, in sede di approvazione alla Camera della legge di stabilità.
Per questi due ordini di ragioni abbiamo sempre ritenuto insufficienti i provvedimenti di singole regioni che si limitano ad introdurre semplici riduzioni degli importi dei vitalizi, in alcuni casi addirittura temporanee e mantenendo peraltro in piedi possibilità di cumulo con altre indennità.
Per queste stesse ragioni, anche di fronte all’arroganza senza fine della casta dei politici locali, da ultimo degli ex consiglieri laziali, che promuovono ricorsi avverso le decurtazioni dei loro corposi assegni vitalizi, prosegue l’impegno di Cittadinanzattiva per l’effettivo abbattimento di questo illegittimo privilegio con la campagna “vitalizio.. nuoce gravemente a…”
Quello “schiaffo” ai cittadini comuni, che costa 170 milioni di euro all’anno, abbiamo pensato di quantificarlo in servizi che con quello stesso importo si potrebbero sostenere, con esempi e conti concreti, nell’ambito della scuola, della giustizia, del trasporto pubblico, della sanità. Con 170 milioni di euro, ad esempio, si potrebbero costruire 34 nuove strutture scolastiche in muratura, antisismiche e energeticamente a norma; si potrebbero mettere in circolazione 19 nuovi treni, con 8 carrozze ciascuno, per il trasporto dei viaggiatori pendolari; si potrebbe aumentare abbondantemente la spesa per la fatiscente edilizia penitenziaria (38 milioni di euro nel 2014) e per le attività di reinserimento dei detenuti (soli 6 milioni di euro); si potrebbero acquistare più di 80 macchine per la PET o più di 100 macchine per la risonanza magnetica oppure 340 macchine per la TAC.
Non intendiamo istituire ingenui automatismi, formulando proposte di ridestinazione della spesa per i vitalizi tecnicamente poco sostenibili, ma affermarne il principio e al contempo rappresentare questa contraddizione secondo un’ottica più vicina al punto di vista dei cittadini. Ed in quest’ottica ci rivolgiamo direttamente ai Presidenti dei Consigli Regionali in carica, chiedendo la definitiva abolizione dei vitalizi, con il passaggio al sistema previdenziale contributivo anche per i consiglieri rieletti e cessati dal mandato.
Per alcuni degli esempi fatti, poi, volgiamo rimanere così ingenui da pensare che quella proposta, almeno teoricamente, sia anche possibile.