A seguito degli eventi sismici che, dal mese di agosto 2016, hanno colpito pesantemente anche la Regione Marche ed in particolare le Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, è riemersa, in tutta la sua emergenza-urgenza, la questione della sicurezza degli edifici scolastici.
Comitati spontanei di genitori di diversi Comuni delle Marche, posti di fronte alla tragedia del terremoto ed alla non conoscenza dello stato effettivo della scuola dei propri figli, a seguito dei continui eventi sismici, si sono rivolti alla Associazione di Cittadinanzattiva delle Marche chiedendo di essere informati in merito al tema della sicurezza degli edifici scolastici.
Sono state quindi realizzate insieme ai Comitati dei genitori iniziative finalizzate ad informare e formare i cittadini sul tema, così come sulle modalità di tutela ed affermazione del diritto ad avere scuole più sicure.
Lo scorso 24 settembre a Piacenza, nel contesto del festival del diritto, Cittadinanzattiva ha promosso un’iniziativa in collaborazione con la compagnia teatrale Stabile Assai della Casa di Reclusione di Roma Rebibbia, sui temi della giustizia riparativa e della detenzione in carcere. Con l’intervento di Patrizia Patrizi, ordinario di psicologia giuridica presso l’università di Sassari e di Antonio Turco, responsabile del dipartimento solidarietà di AICS, attraverso le testimonianze di Domenico Miceli e Paolo Mastrorosato, si è proposta una riflessione sui temi della giustizia di comunità e della cittadinanza attiva, sull’esperienza della detenzione e sui percorsi di restituzione. Quelle esperienze e quei percorsi si ritrovano trasposti nella bellissima rappresentazione teatrale “Chi come noi”, messa in scena dalla compagnia Stabile Assai al termine del dibattito.
A che punto è lo sviluppo di una mobilità sostenibile ed efficiente nelle nostre città? Congestione del traffico, livello di incidentalità, emissioni inquinanti, trasporto pubblico non rispondente alle esigenze dei cittadini, degrado delle aree urbane e consumo di territorio: sono i tanti problemi che abbassano la qualità e la sostenibilità della vita nei centri urbani e un ruolo centrale lo rivestono le amministrazioni locali e i cittadini-consumatori.
L’occasione della “Settimana Europea della Mobilità” costringe associazioni, istituzioni ed aziende ad interrogarsi sul processo e nella migliore delle ipotesi ad elaborare proposte ed alleanze.
Per questa volta avevamo deciso di restare in silenzio. Di fronte alla nuova assoluzione dei medici dell’Ospedale Pertini imputati nel processo per l’omicidio di Stefano Cucchi, da parte della Corte di Assise di Appello di Roma - dopo l’annullamento della prima sentenza di appello ed il rinvio della Corte di Cassazione - : di fronte alla reiterata incapacità di pronunciare una parola di giustizia su questa morte, avevamo deciso di non diffondere comunicati stampa, rilasciare dichiarazioni di circostanza. Ma noi di Cittadinanzattiva n quel processo siamo parte civile, ci siamo stati dal primo grado di giudizio fino in Cassazione e poi di nuovo ancora in appello.
Il dibattito pubblico del nostro paese è occupato, o meglio infestato, di parole magiche. Si tratta di parole pubbliche che vengono continuamente evocate e ripetute senza chiarire precisamente di che cosa si sta parlando e perché si attribuisce un particolare significato a un’azione, a un soggetto o a uno stato di fatto che esse denotano. A guardarle con attenzione, però, queste parole risultano confuse, vaghe quanto a significato e al rapporto con la “cosa” a cui si riferiscono, deboli dal punto di vista logico e concettuale. Malgrado questo, o forse proprio per questo, esse vengono utilizzate per dare o togliere valore, importanza e rilievo sociale a fatti, azioni e circostanze. Anche quando, a guardare meglio, non c’è proprio nessuna ragione che lo giustifichi.
Più di 50 appuntamenti in quattro giorni, dibattiti, lezioni magistrali, laboratori che animeranno, con oltre cento protagonisti, strade, piazze, teatri dell'Aquila e cortili di alcuni palazzi antichi recentemente restituiti alla loro bellezza. Il Festival della Partecipazione punta a riunire in una città che sta affrontando il suo percorso di ricostruzione chi vorrà ascoltare, testimoniare il senso e il valore della “partecipazione”, attraverso storie, spettacoli teatrali, concerti, cibo. Ma non solo, perché il Festival, dal 7 al 10 luglio, prevede anche appuntamenti come il pranzo condiviso tra i cittadini e almeno un migliaio dei 3.500 operai impegnati nella ricostruzione post terremoto, l'arrivo della Lunga Marcia per l'Aquila, il “Concerto per pubblico e orchestra - Trois langages imaginaires” eseguito dall'Orchestra Sinfonica Abruzzese, i tavoli esperienziali, la riapertura degli antichi forni, i dialoghi sull'architettura partecipata, una “piazza della partecipazione” aperta alle proposte non in programma.
“La riduzione degli sprechi e delle inefficienze nei sistemi sanitari, come pure l’aumento della qualità delle prestazioni erogate dipendono dalla collaborazione, e richiedono un ruolo attivo tanto delle istituzioni europee e nazionali, quanto dei professionisti e dei pazienti” . Nel commento del Commissario Europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis la degna chiosa alla decima edizione della Giornata Europea dei diritti del malato, celebrata a Bruxelles il passato 4 maggio alla presenza di leader di associazioni civiche e di pazienti di 25 Paesi, rappresentanti del Parlamento Europeo e del Comitato Economico e Sociale Europeo, oltre che dei principali stakeholder impegnati a livello continentale: network europei, medici, dirigenti, imprese.
È di pochi giorni fa lo schema dell’atto di regolazione sul contenuto minimo degli specifici diritti che i passeggeri “abbonati” possono esigere nei confronti dei gestori dei servizi ferroviari ad Alta Velocità.
L’emanazione di questo provvedimento (in consultazione fino al 29 aprile) potrebbe rappresentare il triste epilogo di una situazione esplosa a partire da giugno 2015: è da allora infatti che per l’unico segmento a libero mercato, quello dell’alta velocità, si è acceso un faro sulla necessità di una riflessione circa i confini del diritto al profitto, da parte di un’azienda che opera seguendo logiche di libero mercato, e il diritto alla mobilità di cittadini che, grazie al progresso della tecnica, reso possibile anche dal contributo pubblico (si pensi alla dotazione infrastrutturale), ha aperto nuove prospettive di vita e lavoro.
Che vi siano dei mutamenti che interessano il clima del nostro pianeta è una evidenza indiscutibile. Che tali mutamenti comportino le maggiori trasformazioni ai caratteri fisici dell’ecosistema planetario e che essi non siano né necessari né richiesti ma solo un effetto indesiderato delle attività antropiche sono constatazioni ineludibili.
Gli effetti dei mutamenti incidono direttamente e pesantemente sulle condizioni di vita della popolazione mondiale, ad esempio riducendo le superfici dei terreni fertili e la disponibilità di acqua, ampliando i deserti, aumentando la vulnerabilità degli insediamenti, variando la regolarità delle precipitazioni. In sintesi incidono in maniere negativa sull’agricoltura e quindi sull’alimentazione e il sostentamento degli abitanti di estesissimi territori, producendo fame, difficoltà per la sopravvivenza, migrazioni, conflittualità per il controllo delle risorse.
L’istituto Agrario “Scorciarini Coppola” di Piedimonte Matese è chiuso da più di due anni e i suoi studenti sono ospitati nell’Istituto Commerciale della stessa città senza più laboratori da utilizzare e terreni da coltivare, ma nell’Anagrafe l’istituto risultaattivo ed operante; la scuola Media Don Milani di Lamezia Termepresenta gravi problemi strutturali, di accessibilità e di evacuazione che ne consiglierebbero la chiusura immediata, ma non secondo l’Anagrafe, che non fornisce tali informazioni; l’IC Pirandello di Lampedusa presenta un’aula puntellata, altre aule con infiltrazioni di acqua e distacchi di intonaco, inadeguati sistemi di evacuazione, ma non secondo l’Anagrafe che non riporta alcun dato sullo stato dell’immobile. Sono sole tre dei 100 casi esaminati ad agosto 2015 da Cittadinanzattiva, all’indomani della pubblicazione dell’Anagrafe dell’Edilizia scolastica e sui quali, a distanza di qualche mese (marzo 2016) , si è tornati a verificare se fossero stati apportati aggiornamenti, come promesso dal Ministero dell’Istruzione. Ma nulla è cambiato. Il Miur aveva,infatti, dichiaratocome si legge ne “La scuola in chiaro”che: “…a seguito di accordo in conferenza unificata di intesa con Comuni e Province, è stato stabilito di aggiornare al 31 gennaio 2016 la pubblicazione dei dati relativi alle certificazioni degli edifici al fine di consentire l'adeguamento delle informazioni contenute nella sezione agli interventi recentemente autorizzati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca”.
Il 3 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare lo schema di decreto legislativo che revisiona il Codice degli appalti. La riforma, annunciata con toni trionfalistici dal Governo e presentata dal Ministro Del Rio come “la rivoluzione della normalità”, ha raccolto commenti positivi anche dalle opposizioni che hanno votato a favore.L’obiettivo principale del riordino della normativa, almeno nelle intenzioni dichiarate dal legislatore, è quello di rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni nel nostro paese finalmente all’altezza degli altri paesi europei. Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione e qualità sono i cardini delle nuove norme.
Fino ad ora la materia degli appalti pubblici ha avuto un assetto normativo molto articolato ed eterogeneo, la pluralità e la stratificazione delle fonti normative che si sono succedute nel tempo, la complessità delle procedure, il numero eccessivo dei passaggi burocratici non hanno fatto altro che rendere ancora più fertile il settore degli appalti alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose. Potenzialmente, più sono i passaggi della macchina amministrativa più si allargano le “maglie” del sistema e più è difficile controllare tutti i passaggi. Le nuove norme hanno, dunque, il grande merito di rendere le procedure più snelle, meno farraginose e di permettere controlli più dettagliati. Non basta una legge per eliminare il fenomeno della corruzione e delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti, ambito nel quale talifenomeni sono radicati da anni. Una legge come questa può però favorire la trasparenza e la prevenzione della corruzione e dunque contrastare i fenomeni corruttivi ancor prima che si verifichino, la prevenzione della corruzione è infatti la vera sfida da mettere in campo.
Secondo i dati più recenti pubblicati dal Ministero dell’Interno, i centri di accoglienza straordinaria, cosiddetti CAS, sono 3.090 ed ospitano quasi 71.000 richiedenti asilo, su un totale di 98.0001. Quindi, a dispetto delle definizioni, per cui si parla variamente di centri o strutture “temporanee” o “straordinarie”, quella dei CAS rappresenta la modalità ordinaria di gestione dell’accoglienza in Italia.
Ed è una modalità di gestione che non è frutto di una contingenza eccezionale, ma palesemente di una scelta, di una scelta di comodo: in Italia si continua da anni a scegliere di governare l’accoglienza con la logica delle soluzioni tampone e degli interventi provvisori e in assenza di una programmazione e di una politica governativa organica, di una strategia di livello nazionale.
Gent.mi,
le scriventi associazioni, riconosciute dal Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti, nell’esercizio delle proprie funzioni e del proprio ruolo, ormai da settimane sono sollecitate ad individuare risposte e soluzioni adeguate per quei “risparmiatori traditi” in quelle regioni maggiormente coinvolte dalla crisi delle 4 Banche.
La storia si ripete e a distanza di dieci anni ci ritroviamo ad affrontare le stesse emergenze. La crisi del risparmio di ormai un decennio addietro ha rappresentato un momento drammatico che ha riguardato migliaia di cittadini vittime di investimenti sbagliati. La risposta immediata al grave problema finanziario è stata ,nel passato, la Procedura di conciliazione, siglata d’accordo con la maggioranza delle Associazioni di Consumatori riconosciute dal Cncu. L’esperienza è stata decisamente positiva se si considera che in fase di conciliazione in molti casi è stato rimborsato anche il 100% del capitale investito e che ha permesso, successivamente, di attivare Protocolli di conciliazione paritetica sottoscritti in via preventiva (dunque ex ante e non ex post come per il caso della Parmalat) con gli Istituti bancari con lo scopo di prevenire o comunque risolvere l’eventuale contenzioso in via bonaria.
Il Decreto, entrato in vigore da pochi giorni, inizia già a produrre effetti negativi sui cittadini e a rendere visibili agli occhi di tutti le sue gravi e molteplici criticità, sia dal punto di vista del contenuto che della sua implementazione. Il Ministero della Salute e le Regioni intervengano subito confrontandosi con le Organizzazioni dei cittadini e quelle rappresentative dei sanitari.
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Cinque giovani mamme e i loro piccoli in grembo morti in sette giorni. Vite spezzate sul nascere e famiglie alle quali è stato rubato il futuro. Famiglie sulle quali lo Stato si appresta a rovesciare l'onere della prova per il risarcimento del danno, attraverso il Disegno di Legge Gelli sulla Responsabilità professionale del personale sanitario in approvazione alla Camera dei Deputati la prossima settimana. Di questo stiamo parlando. Si è vero, i dati sulle morti materne pongono l’Italia in linea con altri paesi dell’Unione europea, con circa 10 casi ogni 100mila bambini nati vivi, ma è vero anche che l’Istituto Superiore di Sanità afferma che intervenendo sulle “criticità” possiamo ridurre la mortalità materna di circa il 50%. In pratica possiamo salvare decine di vite ogni anno.
È da circa 13 mesi che svolgo la funzione di Commissario regionale di Cittadinanzattiva in Calabria dopo le dimissioni del segretario regionale. In questi mesi ho avuto modo di approfondire la conoscenza di un territorio unico nel panorama nazionale.
La Calabria la conosco bene da oltre 20 anni, se non altro perché ne ho sposato una sua figlia. Terra aspra, dura, selvaggia ma, allo stesso tempo, accogliente, calda e amorevole.
Di una bellezza unica e struggente, in questi ultimi 20 anni è stata letteralmente abbandonata a se stessa.
E’ bastato andare in giro per qualche città, per qualche ospedale, percorrere l’autostrada più lavorata d’Italia (la Salerno-Reggio) e mai finita, parlare con cittadini, operatori e dirigenti, per avere conferme di sospetti che erano certezze.
In fondo i problemi della Calabria sono, fatti i debiti paragoni, gli stessi degli altri territori. Solo che qui è tutto di più.
Il Ddl sulla responsabilità professionale del personale sanitario continua il suo iter di approvazione in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ma una parte della strada che si sta tracciando finirà per penalizzare i diritti del malato. Si è ancora in tempo per rivedere alcune norme in esso contenute, visto che deve essere concluso il primo passaggio alla Camera dei Deputati e deve essere avviata la seconda lettura al Senato: si può e si deve fare. Ecco alcune tra le principali questioni da affrontare subito.
Secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Interno la scorsa settimana, in occasione della presentazione del rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia1 , ad ottobre 2015 sono oltre 99.000 i migranti ospitati nelle strutture di accoglienza disseminate sul territorio italiano. Di essi, quasi 71.000 sono distribuiti all’interno di strutture temporanee, i cosiddetti CAS (centri di accoglienza straordinaria), circa 21.800 sono inseriti nella rete comunale degli SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) poco più di 7.000 sono collocati nei centri governativi di accoglienza per richiedenti asilo (CARA).
Il rapporto ministeriale conferma il quadro di un sistema di accoglienza dei migranti eterogeneo e scoordinato, composto di strutture dalla natura diversa ed affidate alla gestione di soggetti differenti, cui, complessivamente nel 2015 sono stati destinati oltre 1.160 milioni di euro. Il risultato di un affastellamento di interventi finalizzati prevalentemente, se non unicamente, alla ricerca di rapide soluzioni di smistamento dei richiedenti asilo sul territorio, di spazi dove parcheggiarli nella lunga attesa delle pronunce sulle domande di protezione internazionale.
Per anni si è discusso della necessità di riformare le legge 91 del 1992 sulla cittadinanza italiana.
Una legge che, privilegiando il "diritto di sangue" rispetto allo ius soli e legando l'acquisto della cittadinanza, sia per nascita che per naturalizzazione, a rigidi e formali requisiti residenziali, era del tutto orientata al passato. Una legge che mancava, nella sua ispirazione, della capacità che dovrebbe essere propria del legislatore di interpretare i cambiamenti sociali, peraltro già in atto all’epoca della sua approvazione.
Per anni si è animato un vivace dibattito sullo ius soli e sui criteri di “temperamento” da introdurre, su quale dovesse essere la sufficiente misura di integrazione per gli aventi diritto, e, ancora più a monte quale il “modello teorico di integrazione” da adottare in Italia.
È appropriato anche ritirare un Decreto sbagliato. Subito un "Programma Nazionale Linee Guida per la promozione dell'appropriatezza" e PDTA.
Il cosiddetto "Decreto appropriatezza" del Ministro Lorenzin ha una serie di criticità ma soprattutto un peccato originale. Vale a dire: una tra le misure individuate da Governo e Regioni per "declinare" il taglio lineare al Fondo Sanitario Nazionale di 2,352 miliardi per ciascuno degli anni 2015 e 2016 previsto nel Decreto Legge enti locali di agosto di quest'anno.
E' chiaro quindi che il Decreto muova da un'esigenza e da ragionamenti che attengono alla dimensione economica. Ciò è confermato dal combinato disposto di due elementi fondamentali previsti nel Decreto, e cioè la tabella delle condizioni di erogabilità delle 208 prestazioni specialistiche a carico del SSN (vale a dire una vera revisione e compressione dei LEA), nonché le sanzioni economiche imposte ai medici qualora prescrivessero su "ricetta rossa" prestazioni al di fuori dei criteri stabiliti (riducendo il medico ad un vero e proprio funzionario amministrativo).
Fra le tante cose accadute il 18 settembre, nella giornata tutta dedicata alla scuola da noi promossa, vogliamo qui ricordarne una: quella di essere stati definiti “cittadini abusivi”. Per raccontarvelo, facciamo un passo indietro.
I tre eventi nazionali organizzati a Roma il 18 settembre scorso - la presentazione del XIII Rapporto sulla sicurezza a Palazzo Montecitorio, l’installazione “La mia scuola è” a Piazza San Silvestro, la presentazione del libro “La cattiva scuola” di Alex Corlazzoli alla scuola “Di Donato” - sono stati accomunati da un’unica motivazione: parlare della scuola italiana a partire dai suoi protagonisti e dai suoi edifici.
Choose, change, combine - scegli, cambia, combina” è lo slogan di quest'anno della Settimana Europea della Sostenibilità. Dall’Europa arriva un invito rivolto ai cittadini europei a mettere in discussione la gamma di opzioni di trasporto disponibili, scegliendo un modo sostenibile per spostarsi e combinando tra loro i differenti mezzi di trasporto, con l’adozione di soluzioni che possono comportare risparmi di tempo e di denaro negli spostamenti urbani. Il filo rosso è quello della multi-modalità: i vantaggi, individuali e collettivi dell’utilizzo di differenti modalità di trasporto sostenibili durante lo stesso viaggio.
Il 12 settembre è una data di svolta per le persone che hanno “disturbi dello spettro autistico” e per le loro famiglie. Questa è la frase che molti vorrebbero poter affermare con forza, visto che entrerà in vigore la legge n. 134/2015 in quella data. Una legge di successo nella prospettiva politica, visto che è stata approvata dalla Camera con 296 voti favorevoli e 6 contrari, con l’obiettivo dichiarato di migliorare le condizioni di vita, diagnosi, cura e abilitazione per le persone che con questi disturbi si confrontano.
E’ sicuramente una buona notizia, frutto dell’impegno e del lavoro, tra l’altro, di molte associazioni di cittadini, in particolare di familiari e pazienti, che con determinazione hanno contribuito a porre all’attenzione del legislatore i problemi con i quali si confrontano e avere una legge ad hoc, considerata una legge quadro sul tema, che dovrebbe rendere la vita più facile e trovare risposte chiare nelle Istituzioni socio-sanitarie.
Nel 1974, in una intervista che si ritrova spesso postata sui social media, Sandro Pertini, appena eletto Presidente della Camera dei Deputati, raccontava che la moglie Carla, che si spostava per la città di Roma con i mezzi pubblici, si sarebbe vergognata “di andare a Campo de' Fiori a comprare l'insalata o le pere sul macchinone ministeriale. Sarebbe uno schiaffo alla povera gente, un abuso di potere, un furto”.
In quella celebre intervista il Presidente partigiano, dichiarando che se ne infischiava del sistema se da ragione ai ladri, descrive e denuncia la corruzione diffusa nella classe politica del tempo, ma in quelle parole sulla rinuncia ad un privilegio, dal suo punto di vista doverosa e scontata, c’è tutta la consapevolezza di quanto possano risultare odiosi i privilegi della casta agli occhi dei cittadini.
Ricerca di nuovi valori, maggiore consapevolezza e crisi economica stanno facendo ”dilagare” la sharing economy. Siamo forse di fronte una rivoluzione e non ce ne siamo accorti?
Un fenomeno in costante crescita da qualche anno, condividere e valorizzare spazi, esperienze, mobilità, la casa, i prodotti agroalimentari, esperienze di business con l'aiuto della rete si sta rivelando una modalità per combattere la crisi e mutuare nuovi modelli. La sharing economy comporta una nuova organizzazione della domanda e dell'offerta, in cui le persone contano molto di più. In questa nuova economia non vale il modello tradizionale che vede la distinzione tra produttori e consumatori, ma si va definendo un modello peer in cui i differenti soggetti si mettono sullo stesso piano, si scambiano beni e servizi sulla base di reciproche promesse, che diventano penalità nel caso in cui non vengano mantenute. Sintetizzando, c’è la possibilità di utilizzare un bene senza doverlo necessariamente acquistare. Per molti studiosi, questo cambiamento di paradigma, mette in discussione consolidati modelli economici, in quanto, in molti casi, si passa dalla cultura del“possesso di beni e servizi all’accesso dei suddetti”.Per altri, questo piccolo e concreto motore alternativo di sicuro non soppianterà l’economia tradizionale, ma proponendo modelli complementari rispetto a quelli esistenti e coinvolgendo amministrazioni pubbliche, imprese tradizionali, nuovi business, comunità e singoli cittadini, potrà portare benefici sociali ed economici anche importanti.