Nella manovra di luglio ci sono due provvedimenti che stabiliscono una scadenza temporale cruciale per il futuro del welfare e del diritto universale alla salute: la cosiddetta delega assistenziale fiscale, e la dotazione assegnata al Fondo sanitario nazionale per gli anni 2012 – 2014.
Anche Cittadinanzattiva ha salutato con favore l’incarico di Presidente del Consiglio conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Mario Monti. SuperMario, come amano chiamarlo sulla stampa estera, ha tutti i tratti della discontinuità rispetto a quanto eravamo stati abituati a vedere negli ultimi anni.
Il Rapporto Pit Salute fotografa da 15 anni i problemi della sanità vissuta dai cittadini, e costringe tutti, anche quest’anno, a fare un grande esercizio di valutazione delle politiche sanitarie, usando una fonte di informazioni originale, unica nel suo genere, a volte contestata, ma che continua a suscitare curiosità e interesse, per la concretezza, la semplicità e il carico di sofferenza inutile che l’accompagna: storie accadute, fatti segnalati, eventi raccontati anche nei particolari da quei cittadini che hanno un problema e chiedono una risposta.
“Diritti al taglio”- questo è il titolo del Rapporto di quest’anno - rappresenta bene i dati emersi da più di 20.000 segnalazioni provenienti da tutt’Italia e la situazione di estrema crisi avvertita nel nostro Paese.
In questo drammatico momento di crisi che attraversa il nostro paese ad avere la peggio sono intanto quei cittadini che già vivono al di sotto della soglia di povertà. Quanto sia consistente la fetta di popolazione esclusa socialmente lo dice il Rapporto 2011 "Poveri di diritti", presentato il 17 ottobre scorso dalla Caritas e dalla Fondazione Zancan in occasione della Giornata mondiale della povertà: 8,3 milioni i cittadini italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà, pari al 13,8% della popolazione. Famiglie numerose, monogenitoriali e del Sud le più colpite. Per loro da tempo l'imperativo è sopravvivere.
Anche quest’anno le piogge d’autunno ci hanno portato devastazioni e morti, è toccato a Roma prima e alla Lunigiana poi e speriamo che non tocchi ad altri. Al netto delle consuete polemiche fra comuni, regioni e protezione civile, tutti lamentano l’intensità senza precedenti delle precipitazioni.
Qualcuno sarà sicuramente soddisfatto per il risultato raggiunto. Noi no. La manifestazione di sabato, imponente, pacifica, critica e partecipata, non può e non deve essere ricordata solo per gli scontri, e per una città che finisce per almeno 5 ore nelle mani di un gruppo di persone che, per quanto ben organizzate, rappresentano una minuscola minoranza.
Un milione di firme raccolte contro una legge elettorale iniqua, un referendum stravinto in difesa dell’acqua pubblica e contro il nucleare, milioni di donne in piazza per dire “se non ora quando”, politici di governo contestati ogni volta che mettono il naso fuori dal Palazzo, imprenditori, solitamente conservatori, sul piede di guerra, un susseguirsi di iniziative civiche su temi fondamentali come la difesa del welfare e la lotta al malaffare, alla corruzione e all’indecenza.
Più di un milione e duecentomila firme per chiedere l'abrogazione della legge elettorale Calderoli. Un risultato clamoroso e inaspettato. Che ci dice, però, quanto sia forte il desiderio di cambiamento dei cittadini, l'urgenza di voltare pagina. Con questi numeri, i benpensanti beneducati per i quali ogni occasione è buona per criticare l'ignavia e la mancanza di senso civico degli italiani sono serviti.
Si è concluso con la Risoluzione del 13 settembre 2011 il monitoraggio del Parlamento Europeo sulla mediazione nelle controversie civili e commerciali.L'Italia ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 28/2010 (noto come legge sulla media conciliazione) Sono pochi i Paesi che non hanno ancora dato piena attuazione alla direttiva europea sulla mediazione mancano all'appello solo Repubblica Ceca, Austria, Finlandia. Secondo il Parlamento Europeo la nostra legge sulla mediazione non è poi così male; anzi il PE ritiene che nonostante le forti polemiche avute in particolar modo in Italia la mediazione proprio nel nostro Paese sta dando buoni risultati.
Nuovo anno scolastico e va peggio di prima. Di nuovo aule sporche e insicure, aule ancora più affollate, tagli di bilancio che continuano ad infierire e che rendono difficile il sereno svolgimento delle attività scolastiche. L’Italia investe poco sull’istruzione, è una constatazione confermata da tutte le rilevazioni statistiche. Il nostro Paese riserva alla scuola il 4,8% del Pil, mentre in media i paesi Ocse le garantiscono il 6,1%. I numeri mostrano un gap tra l’Italia e gli altri Paesi europei, non c’è niente da fare. Il primo effetto di questo disinvestimento sulla scuola è il fenomeno della dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile.
L'11 e il 12 Aprile 2011 si è tenuta a Bruxelles la Conferenza Europea della V Giornata Europea dei diritti del malato, promossa da Cittadinanzattiva-Acn. Quest'anno la Conferenza è stata supportata dalla Commissione Europea nell'ambito del "Public Health Programme".
Gli elementi che caratterizzano e rendono particolarmente inquietante la crisi italiana sono la ormai completa perdita di credibilità della rappresentanza politica e il venire meno della fiducia pubblica. È questa la debolezza che, ormai da mesi, i mercati stanno sanzionando duramente, a prescindere dai contenuti della manovra approvata ieri in via definitiva.
Mentre tutte le attenzioni erano rivolte alla Norvegia e, relativamente al nostro Paese, alle polemiche innescate dalle dichiarazioni di Borghezio o alla nomina del nuovo ministro della giustizia, si è consumato l’ennesimo tentativo della maggioranza parlamentare di ridimensionare il ruolo del giudice, inibendogli la facoltà di ridurre le liste testimoniali delle parti. Le liste testimoni sono spesso vere e proprie lenzuolate, con conseguente ovvia possibilità di allungare a piacere i tempi del processo.
Per non farci mancare niente, ecco l’altra chicca: l'inutilizzabilità delle prove acquisite in altri procedimenti.
Qualche "piccola" proposta per dare ossigeno al Paese
L'approvazione della manovra finanziaria è stata, giustamente, seguita da una ondata generale di indignazione che ha trovato, come sempre da qualche tempo, la sua massima visibilità nella rete. Organi di informazione solitamente moderati, come Famiglia Cristiana, hanno parlato di "macelleria sociale" e tutti i commentatori hanno stigmatizzato il fatto che i "costi della politica" e (aggiungiamo noi, delle sue clientele) non sono stati scalfiti.
Ci auguriamo, insieme al presidente Napolitano, che nei prossimi giorni il Parlamento riesca ad approvare la legge finanziaria e che questo sia sufficiente a parare gli attacchi in corso sui mercati finanziari. Ciò posto, la qualità della manovra proposta è pessima: i costi gravano quasi integralmente sui soggetti deboli e su una classe media già messa a dura prova dalla crisi, le misure più rilevanti sono sfacciatamente rinviate alla prossima legislatura e, soprattutto, dietro l’affastellamento di sforbiciate e nuovi balzelli, non si intravvede nessuna strategia.
Le notizie di questi giorni relative alla manovra finanziaria e alla riduzione dei costi della politica ci lasciano profondamente perplessi. Da una parte, c’è un Governo sempre più screditato che non esita a forzare la legislazione per introdurre norme a tutela degli interessi privati del premier. Certo, alla fine il gioco è stato scoperto e la norma è stata ritirata. Intanto, però, il tentativo spudorato di abusare del potere legislativo per garantire l’impunità dei potenti c’è stato.
E con questo facciamo 200! È sempre difficile scrivere qualcosa sul raggiungimento di un obiettivo come questo, senza correre il rischio di cadere nella retorica o nell'autocompiacimento. Ma il traguardo dei 200 numeri pubblicati di questa newsletter è per noi davvero importante. Il primo ringraziamento va anzitutto a tutti voi lettori e iscritti, perché ci date un continuo sostegno attraverso i numeri, che abbiamo registrato in costante crescita. Non solo come numero di iscritti (siamo oramai alla soglia dei 18000), ma per le letture effettive dei nostri articoli e delle segnalazioni.
La I Conferenza ha rappresentato un importante momento di riflessione generale sul tema della crisi dei diritti che il nostro sistema di Welfare sta vivendo, e sulle strade da percorrere per continuare a garantirne l'esigibilità.
Tale riflessione era, e continua ad essere, un'esigenza ineludibile, considerati i profondi tagli alle risorse del Fondo sanitario Nazionale (1,5 miliardi di euro nel 2011), così come la riduzione o azzeramento di importanti fondi dedicati ad interventi di carattere sociale, la mancata applicazione dei LEA in tutto il sud dell'Italia compreso il Lazio, l'aumento vertiginoso dell'imposizione fiscale e del livello di compartecipazione al costo per le prestazioni nei confronti dei cittadini, la profonda riduzione dell'offerta ospedaliera senza la contestuale attivazione dei servizi sul territorio, le liste di attesa sempre più lunghe, nonché il mancato riconoscimento di molte patologie croniche e rare.
Gli elettori contano. Contano quando devono scegliere i candidati alle primarie, contano quando vanno liberamente e serenamente a votare. Questo è il sentimento che suscita il risultato della competizione elettorale dei giorni scorsi. L'impressione che si ha è che qualcosa di profondo sia cambiato nel modo di comportarsi del corpo elettorale. Sembra più libero, meno vincolato a schemi preconcetti, così come a ordini di scuderia.
Mentre qui in Italia stiamo lottando per garantire che tutti possano consapevolmente andare a votare il 12 e 13 giugno per i referendum, fuori dai nostri confini altri cittadini attivi, variamente organizzati, si danno da fare per garantire, come noi, l'avanzamento di pezzi di democrazia.
Forse non tutti sanno che Cittadinanzattiva sta lavorando da tempo in Colombia, nel quadro del programma Art delle Nazioni Unite (UNDP), per dare attuazione a quei principi di partecipazione civica, contenuti nella Costituzione di quel paese, molto predicati ma poco attuati.
Il 12 e 13 giugno rappresentano una data molto importante. Si voterà infatti su 4 quesiti, di cui 2 riguardano nello specifico il disegno di legge che prevede l'obbligo di privatizzazione del servizio idrico nel nostro Paese.
L'appuntamento referendario rappresenta di per sé un appuntamento fondamentale per chi, come noi, sostiene l'importanza dell'esercizio democratico del voto e del ruolo dei cittadini nelle scelte pubbliche.
E’ venuto il momento di dire basta! E' ora che ciascuno di noi si assuma le proprie responsabilità, e faccia il proprio dovere. Dopo l’attacco alla Magistratura milanese perpetrata nel mese di aprile attraverso l’affissione di manifesti con i quali i PM venivamo equiparati ai brigatisti, un ulteriore spettacolo scandaloso è stato quello di utilizzare la Giornata della Memoria a fini elettorali, acuendo lo scontro tra poteri dello Stato e dimenticando quanti Magistrati, fedeli servitori dello Stato, insieme agli uomini delle loro scorte, hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane.
Poiché il nostro Paese è trattato, a volte, da chi lo governa neanche fosse un fumetto di ultim’ordine, mi permetto un paragone in tema ispirato dall’onorevole Ceroni, alle prese con l’articolo numero 1 della Costituzione italiana. Per chi ama i fumetti, la numero 1 è la leggendaria moneta di Zio Paperone, il suo primo guadagno, il punto di riferimento, quello che dà un senso all’intera sua fortuna: perderla equivarrebbe alla fine della sua ricchezza. Leggi tutto
Sono già passati quattro mesi dall’inizio dell’Anno Europeo del volontariato e per il Governo italiano è l’ennesima occasione persa.
Per confermare questa idea basterebbe chiedere alle associazioni di volontariato un commento sulla Conferenza di apertura dell’Anno Europeo, svoltasi a Venezia il 31 marzo e il 1 aprile scorsi. Una conferenza nata e finita male. Un programma costruito a tavolino, senza alcun coinvolgimento delle associazioni e dei volontari.
Oggi più che mai registriamo come l’intoccabilità di tutti quei diritti previsti dalla nostra Carta Costituzionale, che qualificano il grado di civiltà di uno Stato, stia venendo meno.
Oggi, quei diritti sono messi fortemente sotto attacco da coloro i quali, non volendo e non essendo in grado di sostenerli attraverso specifiche politiche sanitarie, sociali ed economiche, preferiscono considerarli come una delle tante fonti di spesa, da ridurre ad ogni costo: una sorta di palla al piede per lo Stato.
Per comprendere il senso di queste affermazioni credo sia importante partire dall’art. 38 della Costituzione Italiana: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.